La Traversata della Macchia Verde

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Sono un escursionista con una discreta esperienza. L'escursionismo racchiude molte delle mie passioni: mi piace osservare gli organismi nel loro ambiente, immergermi nella natura, resistere alla fatica prolungata, contemplare i panorami, starmene da solo, isolarmi dalla società, esplorare. Ne consegue che percorrere cammini noti mi soddisfa solo in parte: gli itinerari fanno sempre tappa nei centri urbani, ovvero nei posti da cui voglio stare lontano; i sentieri sono frequentati da numerosi camminatori e l'incontro con essi è inevitabile, non si riesce a stare soli a lungo; i percorsi sono già tracciati, segnalati e ampiamente documentati da fotografie ed indicazioni, niente incognite, niente da esplorare, nessuna avventura.
Perciò ho deciso di progettare, esplorare e tracciare un cammino inedito, per conto mio. L'idea era di camminare per giorni nella natura senza mai imbattermi in un abitato o in una strada asfaltata.
Sì, ma dove?
Essendo sede di civiltà da svariati millenni, l'Italia è completamente antropizzata. Con esigue eccezioni, non esistono più foreste primarie. Dove non urbanizzato, il territorio è destinato all'agricoltura, al pascolo e alla selvicoltura per la produzione di legname, le strade asfaltate si ramificano ovunque, i parchi nazionali non sono né numerosi né vasti.
Ciononostante, le immagini satellitari mostrano alcune macchie verdi, aree nelle quali la copertura vegetale è continua. Una di esse si trova in centro Italia, ha una forma lunga e stretta, si estende da Marmore, in provincia di Terni (Umbria) a Poggio Mirteto, in provincia di Rieti (Lazio) e comprende al suo interno i Monti Sabini. L'ho attraversata in senso longitudinale, realizzando un cammino di 60 chilometri, suddiviso in tre parti di circa 20 chilometri ciascuna: tre giornate scalando monti e due pernottamenti nei boschi. Ho chiamato il cammino Traversata della Macchia Verde.

Traversata Macchia Verde (mappa)

La realizzazione del cammino non è stata immediata, vi ho trascorso una decina di giorni per apportare alcune correzioni e stabilire l'itinerario migliore. Inizialmente, infatti, la bozza del primo tratto sboccava in una località di villeggiatura, i prati di Stroncone, perciò successivamente ho deviato il percorso per aggirarla. La bozza del secondo tratto passava dai prati di Cottanello, sui quali pascolano greggi custodite da cani pastori feroci che rappresentano un pericolo per gli escursionisti (stavano per assalirmi ma li ho messi in fuga facendo esplodere un paio di petardi che porto appositamente con me per evenienze di questo tipo), ho quindi cambiato percorso spostandolo dalla valle al monte antistante, il risultato è che il secondo tratto è più faticoso ma più sicuro e più bello, attraversa infatti una suggestiva faggeta. Ho dovuto ripetere e risistemare anche l'ultimo tratto perché prima tagliava dritto terminando precocemente a Salisano, quindi l'ho prolungato fino a Poggio Mirteto, sia per pareggiarlo alle due parti precedenti (come detto, ciascuna di 20 chilometri), sia perché da Salisano non passa la ferrovia, una volta giunti in paese bisogna prendere la corriera per recarsi alla vicina stazione di Poggio Mirteto, quindi tanto vale terminare il cammino direttamente a Poggio Mirteto. Anche quest'ultima modifica abbellisce ulteriormente il cammino facendogli attraversare un bosco relativamente vasto e molto fitto.

Ma non è un controsenso realizzare un cammino solitario e poi renderlo pubblico?
Dubito che questo cammino divenga famoso: le amministrazioni comunali non hanno alcun interesse a promuoverlo. È la pubblicità a rendere celebri i cammini. I cammini rappresentano risorse per l'economia del turismo: gli escursionisti affluiscono in paesini altrimenti desolati e consumano: mangiano ai ristoranti, fanno sosta ai bar, si riforniscono nelle botteghe e pernottano negli alberghi, in certi casi si vendono loro magliette, borse, spille, toppe e altri souvenir con impresso il logo del cammino, persino le farmacie possono beneficiarne aumentando le vendite di integratori alimentari e cerotti per le vesciche dei piedi. Il cammino che io ho realizzato non passa mai dai centri urbani, per cui nessuno, né pubblico né privato, ha interesse a spendere in pubblicità, né tantomeno in manutenzione del sentiero, dato che non v'è alcun ritorno economico.

Parte I

Per giungere a Marmore ho preso il treno da Terni. È un piccolo treno di un solo vagone, lo chiamerei "littorina" se non fosse che le parole che rievocano il fascismo sono bandite. Trenitalia chiama il servizio "Marmore Link" usando un anglicismo in ossequio ai vincitori della guerra. Le corse del trenino sono frequenti, oscillano da ogni ora a ogni mezz'ora. Il biglietto costa attualmente € 2,85. Marmore è la cittadina famosa per le omonime cascate. La controllore del treno (se io non sono un escursionisto, allora lei non è una controllora) mi ha detto che conservando il biglietto si ha uno sconto all'ingresso delle cascate, ma non avevo il tempo di visitarle.
Ho fatto partire la traccia satellitare nel piazzale della stazione ferroviaria di Marmore, da lì si procede dritto lungo via Pietro Montesi, sulla quale si trova la prima fontanella e una bottega alimentari dove ci si può rifornire rispettivamente di acqua e di cibo. Poco più avanti sulla stessa via si trova la fermata della corriera da e per Terni, se preferite questo mezzo di trasporto, il punto d'inizio del cammino è circa lo stesso della stazione. Superata la fermata dell'autobus bisogna voltare a sinistra prendendo strada del rancio e da lì seguire le indicazioni del Greenway del Nera per i successivi due chilometri o poco meno.

Divagazione linguistica

Greenway del Nera?! Chiamarlo "Via Verde del Nera" suonava troppo da italiani sfigati, meglio dargli un tocco ammerigano che fa più fico! O forse pensate che l'abbiano chiamato così per rivolgersi ai turisti stranieri? In tal caso avrebbero dovuto chiamarlo "Greenway of Nera" o meglio ancora "Nera's Greenway" invece di "Greenway del Nera", il quale non è altro che un obbrobrio itanglese, linguisticamente disfunzionale, frutto di complessi di inferiorità degli italiani verso gli ammerigani. Personalmente mi sentirei ridicolo a battezzare il mio cammino "Traversata della Greenspot" o "Crossing della Macchia Green", gli italiani scimmiottatori degli americani sono privi del senso del ridicolo. A ridergli dietro sono soprattutto i veri anglosassoni, come dimostrano certi articoli giornalistici inglesi e americani che dileggiano la mania italiana degli anglicismi.

Appena voltati in strada del rancio si trova la seconda fontanella, ovvero la seconda possibilità di fare rifornimento d'acqua. Mezzo chilometro più avanti termina la strada asfaltata e inizia il cammino vero e proprio. Ancora un chilometro e s'incontra la terza ed ultima fontanella della prima parte del cammino, la prossima si trova circa a metà della seconda parte, perciò questa è l'ultima occasione per approvvigionarsi di acqua sufficiente per tutto il giorno, la notte e circa metà della giornata seguente. Poco più avanti si lascia il Greenway del Nera seguendo le indicazioni per i sentieri CAI 623 e 624, qui comincia la salita, qualche passo più avanti dopo una curva ci si trova di fronte ad un altro bivio, voltare a sinistra seguendo l'indicazione per il sentiero CAI 624 che collega Marmore a Moggio.
Un lungo tratto della prima parte della Traversata della Macchia Verde coincide col sentiero CAI 624, un altro tratto coincide, come vedremo a breve, con il CAI 632 e un altro ancora, quello finale, con il CAI 364, altri due tratti marginali, iniziale e intermedio, coincidono invece col Greenway del Nera.
Poco più avanti si affronta il primo pericolo: un appostamento fisso di caccia. In Italia i morti per incidenti di caccia sono di gran lunga maggiori rispetto ai morti sbranati dagli orsi, pertanto consiglio di segnalare la propria presenza fischiando. A questo punto si è giunti ad una quota che sovrasta la valle di Marmore, una sporgenza sul dirupo fuoriesce dal folto del bosco e permette di ammirare il panorama sulla valle sottostante. Tuttavia sporgersi è pericoloso e ve lo sconsiglio.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 1)

In questo tratto ho incontrato una famigliola di cinghiali grufolanti, presenza che giustifica la zona di caccia. Continuate seguendo le indicazioni del sentiero CAI 624 verso Moggio fino a chilometro 6,7 dalla partenza. In questo punto, facendo attenzione, troverete alla vostra destra uno stretto sentiero seminascosto dalla vegetazione. Abbandonate dunque il sentiero principale (largo quanto un tratturo) che conduce a Moggio ed inoltratevi per questo sentiero angusto. Circa un chilometro più avanti mi sono imbattuto nella prima osservazione naturalistica: una sfortunata quercia affetta da un enorme cancro corticale, patologia generalmente indotta da un'infezione fungina.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 2)

Più avanti si affronta un secondo pericolo: il sentiero si restringe e rasenta un dirupo, prestare la massima attenzione a non scivolare.
Laddove il sentiero penetra nel bosco, l'ombra è frammentata dalla luce che filtra dalle chiome, ciò rende difficile regolare l'esposizione dell'immagine fotografica. Le foto del sentiero vengono bene nelle radure o laddove la copertura delle chiome si dirada, come nei seguenti casi.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 3)
Traversata Macchia Verde (parte I, foto 4)

Umbria, Lazio, un'altra volta Umbria e infine Lazio: quasi a metà percorso, un cippo di confine inciso con una "R" (di Rieti) segnala che il sentiero è entrato in Lazio, ma lo sconfinamento riguarda poche centinaia di metri, il sentiero rientra nel territorio umbro fino quasi alla fine della prima parte del cammino, dove ci lasceremo alle spalle l'Umbria entrando definitivamente in Lazio.
A chilometro 11,5 c'è un incrocio, voltare a sinistra seguendo le indicazioni per il sentiero CAI 632 in direzione Moggio (Moggio è la Stella Polare della prima parte del cammino), all'incrocio successivo (a chilometro 12,3) lasciare il sentiero CAI 632 voltando a destra seguendo nuovamente le indicazione del Greenway del Nera.
Come detto all'inizio, per realizzare il cammino l'ho dovuto ripercorrere varie volte. Nel tempo mi sono accorto di alcuni cambiamenti, ad esempio il tetto di un rudere, fatto di tegole artigianali (pre-industriali), che chissà per quanti secoli aveva retto, è crollato da un anno all'altro: l'1 Luglio 2022 le travi sorreggevano ancora il peso del tetto, quattordici mesi più tardi, il 2 Settembre 2023, il rudere si presentava con il tetto crollato.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 5)
1 Luglio 2022
Traversata Macchia Verde (parte I, foto 6)
2 Settembre 2023

In primavera può succedere di udire il gracidio delle rane prima di scorgere lo stagno che le ospita. Seconda osservazione naturalistica: la Pozza di Sant'Antonio costituisce un biotopo per Libellule, Rane, Bisce e per una pianta acquatica del genere Potamogeton. Nello stagno si abbeverano le vacche, ciò sembra non nuocere al biotopo.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 7)

Oltrepassate la Pozza di Sant'Antonio e girate a sinistra, mezzo chilometro dopo c'è una discesa ripida e sassosa, prestate attenzione a non scivolare. Dopo ancora vi troverete sui prati di Ruschio, un pascolo per vacche e cavalli, attraversatelo in obliquo per intercettare il sentiero CAI 364 verso il rifugio La Cappelletta, meta della prima parte del cammino. Il sentiero CAI 364 passa all'interno di una faggeta, un po' di curve e saliscendi, supererete senza accorgervene il confine con l'Umbria trovandovi nel territorio comunale di Greccio (Lazio), ancora due chilometri circa e raggiungerete il rifugio La Cappelletta ove pernotteremo. Su questa cima San Francesco si ritirò in preghiera dimorando in una capanna, circa 500 anni più tardi, nel 1712, Papa Clemente XI fece costruire una cappelletta in memoria del Santo. Oggigiorno la cappelletta è adibita a rifugio per gli escursionisti. Qui termina la prima parte della Traversata della Macchia Verde.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 8)

Fortunatamente qui arriva il segnale telefonico, ho provato sia con Wind sia con Iliad e la ricezione è buona per entrambi. Il rifugio è aperto, pulito e ben tenuto rispetto ad altri rifugi non gestiti. All'esterno c'è una veranda che offre riparo dalla pioggia, all'interno è presente un caminetto, utile a scaldarsi d'inverno, provvisto di graticole per cuocere sulla brace (se accendete il fuoco fate attenzione a non avvelenarvi col Monossido di Carbonio, mantenete aperto uno spiraglio della finestra per ventilare), un lavandino (c'è una tubatura verosimilmente collegata al pozzo che si trova sul retro, ma l'acqua non scorre perciò non fateci affidamento), un tavolo con le sedie, una scopa con la paletta, alcune mensole su cui sono poggiati una scatola di fiammiferi e una sega (occorrenti per il fuoco), candele (non c'è elettricità), tovagliolini di carta e qualche stoviglia lasciata dai precedenti escursionisti; infine ci sono due letti a castello con tavole di legno al posto delle reti e privi di materasso, ovvero giacigli del tipo tavolaccio, soluzione che può sembrare scomoda ma che è indubbiamente più igienica. Per pernottare basta sistemarsi col proprio materassino e sacco a pelo. In alternativa, se preferite, poco distante si trova una radura pianeggiante, un buon posto per montare la tenda.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 9)
13 Novembre 2022, taglio la legna e accendo il fuoco al rifugio La Cappelletta.

Potete seguire la traccia satellitare da me registrata iscrivendovi a Wikiloc ed installando la relativa applicazione sul cellulare, oppure potete scaricare dal sito il file .gpx della traccia e aprirlo con un diverso navigatore compatibile con tale formato.
Vediamo adesso i dati satellitari registrati da Wikiloc: il punto più basso coincide con la partenza, ossia con la stazione di Marmore, ed è pari a 332 m slm, il punto più alto coincide con l'arrivo, ossia con il rifugio La Cappelletta, ed è pari a 1.164 m slm. La salita complessiva corrisponde a 1.122 m, che è un valore maggiore rispetto a quello che si ottiene dalla differenza algebrica tra punto più alto e più basso, presumo perché vada addizionato il recupero del dislivello relativo alle sporadiche discese.
In base alla mia percezione soggettiva, la salita è graduale e, salvo qualche interruzione, costante; essendo distribuita lungo l'intero percorso, la pendenza risulta piuttosto lieve che quasi non ci si accorge di salire così tanto. L'effetto opposto si avrà nella terza ed ultima parte della Traversata, dove la salita e la ridiscesa sono ripidissime.

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Parte II

Su questa parte c'è meno da dire.
Partiti dal rifugio La Cappelletta, il sentiero CAI s'interseca con la Via di Francesco la quale invero non è un percorso contiguo bensì una serie di percorsi scollegati gli uni dagli altri. I sentieri CAI sono notoriamente segnalati con una striscia bianca e una rossa appaiate, verniciate su tronchi e massi. Il segnale de La Via (o meglio "le vie") di Francesco è invece composto da una striscia gialla e una celeste (assomiglia alla bandiera dell'Ucraina) o talora consiste nel simbolo Tau (croce francescana). Alla biforcazione procedere dritto verso sinistra seguendo la segnaletica CAI.
Purtroppo la Macchia Verde è interrotta da due strade asfaltate, la prima in corrispondenza del Valico di Fontecerro (seconda parte del cammino), si tratta di una strada extraurbana che collega i paesi di Cottanello e Contigliano; la seconda in corrispondenza delle Pozze del Diavolo (terza parte del cammino), è la strada provinciale Vecchia Tancia; entrambe tagliano trasversalmente il sentiero, quindi basta attraversarle.
Superato il Valico di Fontecerro, a chilometro 9,8 dall'inizio della seconda parte della Traversata, si trova fonte Lallo, cento metri più indietro si passa da un abbeveratoio per armenti che reca il cartello di avviso di acqua Non potabile, quindi state attenti a non confondere le due fontane.
Terza osservazione naturalistica del viaggio: mi sono imbattuto in un fossile di Ammonite. Si trova sul sentiero a chilometro 14,9 dall'inizio della seconda parte della Traversata. La banconota nella fotografia serve a rapportare le dimensioni. Il fossile appare di color ferro, ho girato la foto ad un amico paleontologo che mi ha detto che l'aspetto ferroso è dovuto a depositi di pirite. La forma pietrificata di un animale vissuto centinaia di milioni di anni fa. Ci rendiamo conto?

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 10)

Monte Rischioso è il primo dei Monti Sabini che da qui in poi scaleremo, a dispetto del nome non mi pare presenti particolari rischi.
La meta della seconda parte della Traversata è la località Fonte Cognolo nel territorio comunale di Casperia. L'acqua che sgorga da questa fonte è fresca ed ha un ottimo sapore, è la più buona di tutta la Traversata. Nei pressi della fonte ci sono dei tavoli e delle panchine in tufo, più in là c'è un rifugio che, diversamente da La Cappelletta, è gestito per cui per usufruirne bisogna prenotare.

Divagazione linguistica

Leggiamo insieme il sito del Rifugio Cognolo: laboratorio outdoor ... il setting ideale ... attività di team building, trekking di più giorni, week end per famiglie ... attività capaci di stimolare l’empowerment ... Non propriamente adatto a beginners ... e ce ne sarebbero altre, ma direi che può bastare.

Siccome non voglio rischiare di avere a che fare con persone che parlano in questo modo, e siccome lo scopo del cammino è stare da solo, allora mi sono accontentato di montare la tenda sul prato vicino. Il bosco circonda il prato e di notte si svolge un incantevole concerto di Civette e Allocchi. Siamo a quota 1000 m slm e durante la notte la temperatura si abbassa notevolmente, quindi premunitevi di un sacco a pelo adeguato.

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Parte III

Ed eccoci arrivati alla parte più impegnativa della Traversata: dobbiamo scalare consecutivamente Monte Macchia Gelata e Monte Pizzuto, entrambi facenti parte del complesso dei Monti Sabini. La salita, estremamente ripida, comincia a sinistra di fonte Cognolo: con la fontana ad una decina di metri di fronte a voi, girate lo sguardo di 90° a sinistra, quella è la via, tanto ripida da stentare a credere che sia una via, in certi tratti è sdrucciolevole tanto che converrebbe procedere carponi. Non dovete raggiungere la cima ma un sentiero posto sulla pendice.
Terza osservazione naturalistica: sulla pendice di Monte Macchia Gelata ho scattato due fotografie nello stesso punto, direzione e inquadratura, a tre anni e un mese di distanza l'una dall'altra. Soltanto dopo, confrontando le foto a casa, mi sono accorto del semi-disboscamento comparso in un'area del pendio in fondo a sinistra.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 11)
3 Luglio 2020
Traversata Macchia Verde (parte I, foto 12)
12 Agosto 2023

La pendenza del sentiero che cinge i fianchi del monte è lieve. Il sentiero è panoramico e piacevole da percorrere, inoltre nella zona vige il divieto di caccia perciò non si corre il rischio di essere impallinati per sbaglio.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 13)
Traversata Macchia Verde (parte I, foto 14)

Il sentiero conduce nelle vicinanze del valico tra Monte Macchia Gelata e Monte Pizzuto. Abbandonate il sentiero per percorrere il valico. Qui si apre una gola tra i due monti nella quale cadono parecchi alberi, e questa è una quarta osservazione naturalistica.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 15)

Oltrepassato il valico ricomincia la salita, stavolta verso la vetta di Monte Pizzuto. Circa a metà della salita vi troverete di fronte ad una valle sopraelevata, ossia un altopiano.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 16)

Continuate a salire a destra della valle. Poiché non abbastanza battuto da escursionisti e poiché ricoperto dalle foglie secche cadute, ad un certo punto il sentiero scompare. La prima volta ho perso un paio d'ore cercando la via giusta, andando avanti e indietro, finché ho scorto nei paraggi un provvidenziale segnavia del CAI! In quella direzione, si susseguono ad intervalli altri quattro o cinque segnavia del CAI fino a raggiungere il crinale.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 17)

Le seguenti foto mostrano la vetta del Monte Pizzuto e una parte del lunghissimo crinale.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 18)
Traversata Macchia Verde (parte I, foto 19)

Segue un video panoramico del crinale del Monte Pizzuto.

Su quel crinale, la prima volta che ci sono stato, ho passato una peripezia, la racconto nell'articolo: Scampato ai Fulmini.
Sulla sommità di uno dei rilievi del crinale, il CAI ha posto un monumento alla memoria dell'alpinista e membro fondatore Giorgio Ferretti, il relativo rilievo prende il nome di Punta Ferretti.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 20)

Il crinale termina con una ripida discesa, intercettare l'imboccatura del sentiero di discesa non è affatto facile, la seconda volta che ho percorso il cammino sono entrato nella parte sbagliata del bosco e mi sono perso. Ho continuato a scendere pensando che tanto sarei comunque arrivato a valle, anche se in un punto diverso, ma gli alberi si facevano sempre più bassi e fitti, i rami mi graffiavano le braccia, ho iniziato a procedere chinato, ma i cespugli di pungitopo mi graffiavano le gambe, i rami mi hanno lacerato il materassino legato esternamente allo zaino, la discesa diventava sempre più difficoltosa ma a questo punto la risalita appariva persino peggiore quindi ho continuato a scendere finché mi sono trovato sul bordo di un precipizio. A quel punto sono dovuto risalire deviando verso il punto dove ipotizzavo si trovasse il sentiero per intercettarlo. È stata un'esperienza spiacevole.
L'imboccatura del sentiero si trova al termine del crinale sulla sinistra, mantenete dunque la sinistra nell'ultima parte del crinale, troverete un cosiddetto "ometto di pietra" ossia un cumulo di sassi ammonticchiati dagli stessi escursionisti per sopperire alla mancanza della segnaletica ufficiale, è quello in fondo nella foto.

Traversata Macchia Verde (parte I, foto 21)

In confronto alla salita e alla vertiginosa discesa che vi siete lasciati alle spalle, percorrere il sentiero che costeggia le Pozze del Diavolo e successivamente il bosco limitrofo a Poggio Mirteto vi sembrerà una passeggiata.
Purtroppo nell'arco di tre anni, ovvero dalla prima all'ultima volta che ho percorso la Traversata, ho notato un prosciugamento progressivo delle pozze: all'inizio erano balneabili, io stesso ci ho fatto il bagno, ma ormai le conche sono secche.
La traccia .gpx fuoriesce dalla Macchia Verde e termina alla prima fermata dell'autobus che si incontra a Poggio Mirteto, da li si può prendere la corriera per la stazione ferroviaria.

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Il presente articolo contiene solo alcune delle foto della Traversata, la collezione completa la trovate su Google Foto.

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