Scampato ai Fulmini
Durante il mio ultimo viaggio a piedi (da Terni a Salisano), avevo da poco raggiunto la cima del monte Pizzuto quando ad un tratto le nuvole retrostanti si addensarono e cominciarono a rovesciare pioggia a dirotto giù a valle. Non avevo mai visto una nuvola produrre pioggia così da vicino. L'ammasso nuvoloso si avvicinava alla cima a notevole velocità, mantenendosi basso rispetto alla quota elevata alla quale mi trovavo: la nube sovrastava la cima ad un'altezza circa pari ad un palazzo. I tuoni, che squarciavano l'aria e scuotevano i sassi, seguivano i lampi in meno di un secondo, indicando l'estrema vicinanza dei fulmini, che avrebbero potuto folgorarmi scagliandosi sul terreno da un momento all'altro. La cima spoglia non offriva alcun riparo, dovevo fuggire immediatamente! Il crinale del monte Pizzuto misura 4 chilometri, secondo il tracciato che avevo pianificato, ne restavano ancora tre prima di raggiungere l'inizio della discesa. Tornare indietro di un solo chilometro, per riscendere da dove ero salito, era da escludere: sarei andato incontro al temporale. Improvvisando una discesa dai fianchi scoscesi sarei incorso nel pericolo di cadere da qualche dirupo. Non restava altro che correre per i 3 chilometri che mancavano al termine del crinale. Il fronte nuvoloso continuava ad inseguirmi muovendosi inesorabile nella mia stessa direzione. Mi lambiva: ogni volta che mi fermavo per riprendere fiato, gocce rade iniziavano a cadermi addosso. Voltandomi vedevo la tempesta imperversare a pochi passi da me. Valicato il crinale ed imboccata la discesa, il temporale non accennava a darmi tregua. Scesi a rotta di collo, cadendo e sbattendo sui sassi, senza riportare ferite serie. Una volta giunto a valle mi fermai e la pioggia arrivò, ma non mi importava di bagnarmi, ero salvo, ad una distanza sicura dai fulmini, lontano dai tuoni che sentivo provenire da dove mi trovavo poco prima.
Ai tempi del paganesimo, probabilmente avrei pensato che Zeus fosse in collera con me.