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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

La Genesi di un Mostro

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Il mostro protagonista di Frankenstein scritto da Mary Shelley (il classico della letteratura inglese) era inizialmente innocuo, amorevole e bisognoso d'affetto. Divenne un efferato assassino dopo essere stato ripudiato dal suo stesso creatore e ripetutamente scacciato con violenza dalla società umana a causa del suo aspetto orripilante. L’abbandono, l’emarginazione, i traumi subiti, fecero sorgere nel suo cuore la sete di vendetta. Chissà quanti criminali hanno avuto la stessa genesi. Chissà quanti di essi sono stati innanzitutto vittime della società. Nessuno si cura di appurarlo. Vi poniamo rimedio condannandoli. Se trattate le persone come mostri, esse diverranno realmente mostri. Mary Shelley ritratta da Richard Rothwell, dipinto custodito dalla Galleria Nazionale dei Ritratti di Londra, immagine di pubblico dominio tramite Wikimedia Commons .

Come Distruggere un Simbolo

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Non seguo la moda e solitamente non faccio caso a come si veste la gente. Ciononostante, ieri al supermercato mi ha sorpreso vedere il motivo della Kefiah riprodotto sulla giacca di una donna. Deduco che questo motivo sia diventato di moda. Quando ero giovane la Kefiah era un simbolo politico inequivocabile: indossarla significava schierarsi apertamente con la causa palestinese. Diventando una moda, il motivo della Kefiah si dissocia dal suo significato originale. Probabilmente chi la indossa non sa nemmeno di vestirsi con il copricapo di Arafat, ergo chi la indossa non è più identificabile come filopalestinese. Un simbolo è stato cancellato non attraverso la censura ma al contrario attraverso un uso spropositato. Apprendo da The Guardian che questa moda è stata lanciata da uno stilista israeliano (... un piano astuto o un effetto involontario?) Si potrebbe usare lo stesso metodo per distruggere Bella Ciao . Dovrebbe essere suonata ai comizi elettorali dei partiti di destra co

L'Uso Depravato della Plastica

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Stamane ho ricevuto in dono un cesto pasquale. I cibi erano adagiati su un voluminoso mucchio di filamenti di plastica, la cui evidente funzione era quella di attutire gli urti... ma era necessario utilizzare proprio la plastica?! Non si poteva usare la paglia o la carta o la canapa o l'ovatta? Creiamo una sostanza che dura in eterno (indegradabile) per usarla per scopi effimeri. Che fine farà questa plastica una volta consegnato il cesto? L'ho gettata nella raccolta differenziata. E poi? Qual è il suo destino? Il "riciclo" della plastica è velleitario: risolve il problema solo in apparenza, quanto basta per ripulirci la coscienza. Perché ignoriamo i gravosi costi ambientali associati ad ogni tappa della filiera petrolchimica, dalla produzione allo smaltimento?! Perché non ci preoccupiamo della contaminazione alimentare?! I filamenti di plastica in questione sono stati insidiosi: mentre li raccoglievo per gettarli via, si sono dispersi tutt'intorno e recuper