Plastica nel Cibo

Come i supermercati attentano alla nostra salute: l'insidia della contaminazione da plastiche

A Natale (ieri) ho cucinato le spigole al forno che ho acquistato al banco del pesce della Coop. Ogni spigola è contrassegnata da un'etichetta in plastica conficcata nella carne tramite un'estremità a punta di freccia. Nel rimuovere l'etichetta può capitare, spero raramente, che un pezzettino si frantumi e rimanga conficcato nella carne: si noti nella foto l'angolo destro della punta dell'etichetta a sinistra. Un simile dettaglio può sfuggire alle persone con carenza visiva oppure non abbastanza meticolose, le quali infornerebbero il pesce senza prima recuperare il frammento di plastica mancante.

Confronto etichetta integra e spezzata

La diossina è tra le sostanze più cancerogene in assoluto, seconda solo all'uranio: ne bastano quantità infinitesimali per causare il cancro. La diossina è un prodotto della combustione della plastica in un intervallo di temperature tra 200°C e 800°C ed in presenza di cloruro (un componente del sale da cucina): all'interno del forno la plastica trova quindi le condizioni ideali per trasformarsi in diossina. E non è finita qui: la diossina da sola non è facilmente assimilabile dall'organismo, ma essendo liposolubile, se si trova a contatto coi cibi si lega ai grassi aumentando enormemente l'assimilabilità.

Il covid esiste ma è insulso se confrontato con le morti causate dal cancro. La vera pandemia della nostra epoca è il cancro, ma verso la contaminazione alimentare la politica non fa un millesimo di quello che sta facendo contro il covid. Se i supermercati abusano della plastica è perché un vuoto legislativo glielo consente: manca un complesso di leggi che limiti l'uso di plastica per il confezionamento degli alimenti. Apporre un'etichetta in plastica su ogni spigola è proprio indispensabile?
Però, ehi, almeno il commesso al banco del pesce indossava la mascherina!

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