Il Metodo della Bilancia

Scultura delfini

Mia madre è stata un'insegnante di educazione artistica. Da bambino mi mostrò in uno dei suoi libri la foto di una statua antica che, secondo l'intenzione dello scultore, doveva rappresentare dei delfini. Rimasi perplesso: la statua aveva una forma diversa da quella dei delfini che comparivano nei documentari naturalistici trasmessi in televisione. Molto dopo, durante gli anni universitari, rividi il medesimo modello di delfini nella fontana del Nettuno a Bologna. Gli scultori dell'epoca a cui risalgono quelle statue erano in grado di riprodurre alla perfezione i corpi umani, perché lo stesso non valeva per la morfologia dei delfini?
La risposta è arrivata parecchi anni dopo. Durante il mio ultimo imbarco, un branco di stenelle si è avvicinato ad ispezionare la chiglia della barca (un comportamento che denota curiosità). In passato i contatti tra uomini e delfini dovevano essere stati di questo tipo. Ma, diversamente da me, gli antichi marinai non disponevano di fotocamere: potevano solo descrivere a parole ciò che avevano visto. Gli incontri sporadici con quelle strane creature meravigliarono certamente i marinai del passato, i cui racconti avranno affascinato la gente. Ne concludo che gli scultori non videro mai i delfini e li scolpirono attenendosi alle vaghe descrizioni verbali che ne facevano i marinai, o peggio ancora basandosi sui passaparola di tali descrizioni.

La curiosità che un tempo destavano i racconti su strane creature di luoghi lontani, deve aver creato una domanda economica che i circhi itineranti intercettarono.
Oggigiorno molte persone deplorano i circhi: il trasporto di animali rinchiusi in gabbia è considerato immorale. In particolare gli animalisti si reputano spesso moralmente superiori, più "evoluti", delle persone del passato. Io invece penso che gli uomini del passato e quelli moderni siano biologicamente uguali e a cambiare sia stato il contesto. Anche gli uomini di una volta erano capaci di compassione (l'empatia non è un prodotto recente dell'evoluzione biologica). Chiediamoci dunque: perché fino a mezzo secolo fa il circo otteneva largo consenso mentre in tempi recenti è sempre più disapprovato? Più in generale, perché la morale degli uomini del passato è diversa da quella degli uomini contemporanei?
Per rispondere a questa domanda propongo un metodo che denomino "della bilancia". Da una parte abbiamo la pietà verso gli animali e la pena suscitata dal pensiero che essi vivano rinchiusi in gabbia (un sassolino su un piatto della bilancia), dall'altra parte abbiamo la curiosità di osservare creature strane e mai viste prima, alieni di cui si è solo sentito parlare (un sassolino sul piatto opposto della bilancia). Quale dei due sassolini è più pesante? Da quale parte penderà la bilancia?
In tempi moderni il secondo sassolino è stato tolto: il desiderio di scoprire animali esotici è sufficientemente appagato dai documentari televisivi in alta definizione. Ciò che resta sulla bilancia è il sassolino della compassione verso gli animali, la quale diventa quindi il fattore preponderante.

William Kieckhofel, Balance Scales, c. 1940, NGA 26741
William Kieckhofel, National Gallery of Art, tramite Wikimedia Commons.

Pertanto gli animalisti di oggi non sono persone migliori rispetto agli uomini del passato, bensì vivono in circostanze che hanno favorito un comportamento rispetto ad un altro. Se ai circhi sarà vietato di detenere animali, il merito, sebbene involontario, sarà degli ingegneri che hanno inventato e perfezionato la televisione. Gli intellettuali di formazione umanistica confondono la causa con l'effetto quando attribuiscono all'etica il merito dell'evoluzione sociale. Il metodo della bilancia porta a dubitare di tale concezione. La causa primaria è il progresso tecnologico, il quale ha come effetto il cambiamento delle condizioni di vita, che a sua volta ha come effetto il cambiamento sociale, che a sua volta ancora ha come effetto la riformulazione dei principi etici, che ispirano infine un rinnovamento legislativo.

Animalisti

La controprova è data dal fatto che gli stessi attivisti per i "diritti animali" sono perlopiù possessori di animali d'affezione, cani e gatti nutriti con mangimi a base di carne. Esaminiamo questo comportamento ricorrendo al metodo della bilancia: su un piattino c'è il bisogno affettivo di destinare cure parentali a dei surrogati della prole (ciò che gli animali d'affezione rappresentano per l'uomo contemporaneo), sul piattino opposto c'è il dispiacere verso gli animali macellati per produrre mangimi. Quale dei due sassolini ha più peso? Gli animalisti tacitano la propria coscienza a convenienza, come fanno gli spettatori dei circhi.

Schiavitù e civiltà sono in stretta correlazione: sono due diversi effetti di una causa comune. La schiavitù ha accompagnato l'uomo durante l'intero corso della storia, dalle prime civiltà mesopotamiche fino a poco tempo fa. Perché è stata abolita solo di recente? Perché non è più socialmente accettata? In cosa differisce l'uomo contemporaneo dai suoi antenati?

Mosaico romano

In antichità certi lavori erano così massacranti che chiunque, potendo, avrebbe evitato. Lo schiavo era qualcuno privato della libertà affinché svolgesse tali lavori a beneficio altrui. Non solo spaccare massi e trasportare blocchi di pietra, ma anche arare i campi richiedeva enormi fatiche. Per questo schiavitù e civiltà sono correlate: sono entrambe figlie dell'agricoltura.
Su un piatto della bilancia abbiamo "mi rompo la schiena in prima persona", sul piatto contrapposto abbiamo "obbligo qualcun altro a rompersi la schiena al posto mio". Siamo sicuri che l'uomo di oggi avrebbe scelto diversamente dall'uomo del passato?
In tempi moderni la meccanizzazione dell'agricoltura ha reso inutile l'impiego di schiavi. Lo sforzo lo fanno le macchine, l'odierno agricoltore è un autista: sale a bordo di un mezzo e guida avanti ed indietro per il campo. Un autista meno stressato dei camionisti o dei conducenti di autobus che a differenza sua devono districarsi nel traffico urbano. È forse un caso che l'abolizione della schiavitù sia coincisa con l'avvento della meccanizzazione? Se l'abolizione della schiavitù avesse comportato il doversi sobbarcare delle fatiche degli schiavi, la società sarebbe stata ugualmente disposta a pagarne il prezzo? Coloro che oggigiorno condannano lo schiavismo, sono sicuri che rinuncerebbero al proprio benessere qualora esso dipendesse dagli schiavi? Sono sicuri che andrebbero loro stessi a spaccarsi la schiena pur di non venire meno ai propri principi morali? Facile ostentare superiorità morale senza rinunciare a nulla.
Si può dunque affermare che, contrariamente a quanto si pensi, l'abolizione della schiavitù non è scaturita da una rivoluzione etica, bensì dall'avvento della meccanizzazione: si è iniziato a considerare immorale sfruttare gli schiavi solo quando il loro lavoro poteva essere svolto in maniera molto più efficiente dalle macchine. I combustibili fossili hanno emancipato l'uomo dalla fatica e dagli scarsi rendimenti del lavoro manuale, di conseguenza si può prevedere che lo schiavismo tornerà in auge se non si troveranno valide fonti alternative di energia.

Trattore nella campagna marchigiana

La pubblica riprovazione verso lo schiavismo è mera ipocrisia, come dimostra una nuova forma di schiavismo che incombe a causa della sovrappopolazione mondiale (Malthus docet) e della relativa immigrazione dai paesi poveri verso i paesi ricchi. Masse di disperati forniscono manodopera a basso costo, in esubero rispetto al necessario, cosicché chi non è disposto a farsi sfruttare viene rimpiazzato: uno schiavismo esercitato non con fruste e catene bensì con il ricatto economico. La nuova schiavitù compete inoltre con lo sviluppo tecnologico in quanto costa meno rispetto ad investire in macchinari.
I consumatori approfittano di questo nuovo tipo di schiavitù ogni volta che scelgono in base al prezzo. Su un piatto della nostra bilancia morale abbiamo un prodotto costoso, sul piatto contrapposto abbiamo un prodotto analogo ma che ha un prezzo inferiore poiché i costi di produzione sono stati abbattuti grazie allo sfruttamento della manodopera. Cosa scegliamo? Le nostre azioni dimostrano che risparmiare soldi è più importante delle condizioni lavorative altrui. Quando c'è di mezzo il portafogli i principi morali passano in secondo piano. Cosi facendo incentiviamo gli imprenditori che sfruttano i neoschiavi e promuoviamo implicitamente il neoschiavismo. Occorre tuttavia precisare che un prezzo alto non sempre è garanzia di congrue condizioni lavorative.
È altresì interessante notare che suddetta forma di schiavismo è subdolamente avvallata dalla propaganda "antirazzista" e immigrazionista mediante slogan come gli immigrati ci servono per raccogliere i pomodori e fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. La differenza tra i reazionari americani del 1800, secondo cui gli schiavi (negri) servivano a raccogliere il cotone, e l'odierna sinistra italiana secondo cui gli immigrati (negri) servono per raccogliere i pomodori, è che i primi almeno non millantavano superiorità morale.
[Si noti che "negro" in lingua italiana non è offensivo, lo è diventato in assonanza con l'inglese "nigger", ma siccome io mi oppongo all'egemonia culturale americana, continuo ad esprimermi in italiano scevro da influenze barbariche].

Il metodo della bilancia è utile non soltanto per valutare la moralità del passato rispetto a quella odierna, ma anche per fare pronostici sulla morale futura.
Ad esempio, cibarsi di animali verrà considerato moralmente inaccettabile soltanto in seguito alla produzione su larga scala di carne a partire da cellule staminali. Una volta superata l'iniziale diffidenza dei consumatori, la carne sintetica sostituirà i costosi allevamenti di animali. Le persone del futuro non riusciranno a capacitarsi di come in passato gli uomini potessero essere così crudeli da mangiare gli animali. Sulla bilancia morale, la compassione verso gli animali avrà la meglio solo quando le richieste alimentari saranno soddisfatte in altro modo. L'attuale diffusione del veganismo è infatti favorita dai progressi della moderna agronomia (come ho già spiegato nell'articolo Sulla Naturalezza della Dieta Vegana) e dagli integratori farmaceutici.

Perché stentiamo a considerare immorale il sistematico abuso di plastica?
Poche fette di prosciutto confezionate in vaschette di plastica monouso: un materiale eterno prodotto per un uso effimero. Questo confezionamento (per gli italiani avulsi all'italiano: "confezionamento" significa "packaging") è superfluo, il prosciutto può essere affettato al banco salumeria ed avvolto nella carta (biodegradabile e riciclabile) come si è sempre fatto. Lo spreco di carta potrebbe ulteriormente essere ridotto se i clienti portassero la propria vaschetta al banco (se la legge lo vieta per motivi igienici smisurati, è la legge che deve essere cambiata). Qualcuno obietterà che anche il PET (il tipo di plastica delle vaschette e delle bottiglie) può essere riciclato. Invero il PET, e tutta la plastica in generale, non è né totalmente né propriamente "riciclabile", e ad ogni tappa della filiera petrolchimica è associato un rischio di contaminazione ambientale, in particolare da fughe di diossina (altamente cancerogena e persistente).

Vaschette di plastica al supermercato

Perché allora accettiamo tutto questo?
Perché non nuoce a noi personalmente, è un problema che ricadrà sulle future generazioni. Attualmente sul piatto della nostra bilancia morale manca un contrappeso: non siamo ancora del tutto sommersi dai rifiuti, l'inquinamento da plastiche non ha ancora raggiunto livelli sufficientemente gravi ed evidenti da indurre la nostra riprovazione. La comodità della vaschetta monouso ha più peso delle condizioni di vita future dell'umanità e delle altre specie. In futuro i nostri discendenti, sui quali stiamo scaricando il peso dell'inquinamento, si chiederanno per quale ragione gli uomini del passato abbiano prodotto così tanta plastica, e non si raccapezzeranno che l'abbiano usata per scopi talmente futili ed effimeri. La loro percezione sarà diversa dalla nostra poiché sulla loro bilancia graverà un contrappeso che sulla nostra manca.
L'attuale uso scellerato di plastica è dovuto al suo basso costo. Se il prosciutto in vaschetta costasse sensibilmente di più di quello incartato dal salumiere, preferiremmo acquistare quest'ultimo. Ciò dimostra che sulla nostra bilancia morale risparmiare pochi spiccioli ha più peso del futuro del pianeta.

Da alcuni mesi gli animalisti stanno ostacolando un progetto di ricerca sui macachi.
Cito da Il Corriere della Sera:

Il progetto LightUp, ovvero «riaccendere la luce», si propone di ridare la vista a persone cieche a causa di lesioni al cervello: in Italia sono 100 mila in più all’anno. Numeri che per la Lav non giustificano le presunte «torture sui primati».

Evidentemente sulla bilancia etica della LAV, la compassione verso un solo macaco ha più peso della compassione verso le condizioni di centinaia di migliaia di esseri umani.

Il metodo della bilancia rivela, in ultima analisi, che la moralità è una maschera dell'egoismo, ed è quindi un sottoprodotto dell'evoluzione biologica coerente con la concezione dawkinsiana.