Distorsione Mediatica della Realtà

L'altro ieri, in occasione della Festa della Donna, una madre quarantunenne ha ucciso la propria bambina di due anni, il movente è presumibilmente di ripicca nei confronti del marito. Secondo quanto emerge, la donna avrebbe denunciato il marito violento, ma le accuse si sarebbero rivelate infondate ed il marito avrebbe controdenunciato la moglie per calunnie. La donna ha quindi scritto un post vittimistico su facebook nel quale colpevolizza il marito e le autorità giudiziarie, dopodiché ha ucciso la bambina ed inviato un messaggio telefonico al marito: Edith non esiste più. Successivamente ha tentato (o finto?) il suicidio, ma i tagli sui polsi erano superficiali ed il pronto soccorso le ha assegnato un codice giallo (media priorità). La notizia, pubblicata da il Giornale e da il Messaggero, è passata in sordina.

Gli stessi media che si fiondano sui rari casi di infanticidio commessi da uomini, tacciono sugli infanticidi commessi da donne. Andando sulla pagina facebook dell'ANSA ed immettendo nella ricerca le parole "uccide figli", i risultati riguardano esclusivamente notizie in cui l'assassino è uomo.

ANSA

Nemmeno sulla pagina principale del sito dell'Agenzia Nazionale di Stampa Associata c'è traccia della notizia. I Telegiornali non l'hanno divulgata né ieri né stamane. La notizia è assente dalla rassegna delle prime pagine dei giornali cartacei. Tutti i media hanno preferito dare spazio agli aggiornamenti di vecchi fatti di cronaca in cui l'uomo è il carnefice e la donna vittima, piuttosto di dare una notizia in cui l'assassino è una donna.

Corriere della Sera
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Il Resto del Carlino
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Nel 90% dei casi, gli infanticidi sono commessi da donne [fonte], ma i media ne danno notizia solo quando l'assassino è un uomo. Quando si parla di condizionamento dell'opinione pubblica si additano le famigerate notizie false (le cosiddette "fake news" dacché vanno di moda gli anglicismi). Molti siti si occupano di smentire le bufale, ma nessuno sembra accorgersi dell'esistenza di una subdola strategia di condizionamento che consiste nella mancata informazione: selezionando le notizie a cui dare spropositato risalto e le notizie da trascurare, i media instillano nel pubblico una visione distorta della realtà, la visione dettata dai padroni.

Fanpage sceglie invece una linea diversa per ottenere lo stesso risultato: comunicare la notizia insinuando ripetute violenze da parte del marito, in modo da vittimizzare l'assassina.

Fanpage

Secondo la prevalenza dei commenti, la madre avrebbe ucciso la figlia perché esasperata dalla violenza del padre e quindi la colpa sarebbe dei giudici che hanno scagionato il padre dall'accusa di violenza sulla madre. La possibilità che i giudici abbiano ragione sull'infondatezza delle accuse non viene nemmeno presa in considerazione (una donna sconosciuta, in quanto donna, gode di maggiore credito rispetto alle autorità giudiziarie), come non viene preso in considerazione che tali violenze, anche se fossero vere, non giustificherebbero comunque l'omicidio di una bambina innocente. Ho condensato alcuni commenti nella seguente schermata.

Commenti I
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Degni di nota sono anche alcune condivisioni del post originale della madre assassina: si scaricano le responsabilità sulla società e sulle istituzioni pur di deresponsabilizzare l'infanticida, e si devia il discorso verso altri fatti di cronaca per rimarcare la malvagità maschile. Queste reazioni sono indicative della diffusa doppia morale: la donna è sempre vittima in quanto donna, anche quando commette il delitto più efferato; per l'uomo non valgono mai le stesse giustificazioni usate per la donna, l'uomo è malvagio in quanto uomo.

Commenti II

Nel Settembre del 2020, un uomo uccise il figlio undicenne dopo aver pubblicato su facebook un post di accusa nei confronti del ex-coniuge (analogamente a quanto fatto dalla donna del caso attuale) e successivamente si suicidò (portando a termine il suicidio, diversamente dalla donna del caso attuale). In tale occasione Michela Murgia scrisse un articolo nel quale giudicò l'uomo come segue:

... ha cercato di scaricare sull'ex moglie la responsabilità [...] Nel post, una sorta di testamento morale dai toni vendicativi, l'omicida torinese descrive se stesso come vittima [...] non mostra la minima capacità autocritica. Persino la depressione e il mal di schiena di cui l'assassino nel post dichiara di soffrire - patologie che non portano a istinti omicidi - sono usate come armi retoriche contro l'ex compagna [...] uno scritto pubblico messo sul più popolare dei social network [...] con l'intenzione evidente di lasciare la propria versione dei fatti a spiegazione del gesto omicida, come se un mal di schiena o una depressione potessero spiegare un colpo di pistola su un bambino di 11 anni. Quel che traspare invece dal post è una storia terribile di possessività e egoismo. Anche da morto l'omicida ha voluto fare del male all'ex compagna, dalla quale non aveva mai accettato la separazione. L'incapacità di rifarsi una vita e di vedere lei rifarsi la propria senza di lui ha spinto Claudio Bauma Poma a togliere la vita al figlio per lasciare alla donna da cui si sentiva defraudato, oltre al vuoto incolmabile della perdita del loro bambino, anche il senso di colpa di poterne in qualche modo essere la causa...

Secondo la Murgia, il movente dell'omicidio è inequivocabilmente la vendetta. L'uomo ha scritto il post su facebook allo scopo di fare la vittima e scaricare la responsabilità sull'ex-moglie. L'uomo è egoista e possessivo. Data l'analogia fra i due episodi, il testo potrebbe essere applicato, con minimi aggiustamenti circostanziali, al recente caso della madre infanticida. La Murgia, che di mestiere fa la scrittrice, dimostra il classismo di chi non riconosce quanto un mal di schiena possa essere invalidante per chi svolge un lavoro manuale come quello svolto dall'uomo in questione. Certo, mal di schiena, invalidità, abbandono da parte del coniuge e depressione non giustificano l'infanticidio, ma non lo giustificano nemmeno le violenze (per giunta inventate) che la madre assassina sostiene di aver subìto.
Naturalmente non aspettiamoci che la Murgia scriva un simile articolo di condanna nei confronti della madre infanticida, lo sciacallaggio di quella tragedia umana le è servito per demonizzare la categoria maschile.

NB: come mia abitudine, io mi esimo dal giudicare i fatti di cronaca, al contrario della Murgia non pretendo di sapere cosa sia passato per la testa di quella madre, verso la quale provo compassione; questo articolo serve a mettere in luce la manipolazione dei media e la doppia morale della società.

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