L'Imbarbarimento del Lessico Scientifico

Esistono diversi termini scientifici coniati in lingua tedesca ed usati nella letteratura internazionale.
Aufbau, in chimica, indica la disposizione degli elettroni sui rispettivi orbitali.
Bauplan, in biologia, indica i piani di simmetria del corpo degli animali.
Unkenreflex, in biologia, indica la posizione supina assunta da alcuni anfibi a scopo aposematico.
Lagerstatte, in paleontologia, indica un deposito naturale di fossili formatosi grazie a certe caratteristiche geologiche che favoriscono la fossilizzazione.
Recentemente, leggendo una pubblicazione di biologia marina, ne ho incontrato un altro: Zeitgeber, indica le ore trascorse dal momento in cui si accende la luce, in condizioni di cattività, in modo da regolare il ritmo circadiano delle cavie.

Estratto di pubblicazione

Come scrisse Stephen Jay Gould in Exaptation, i concetti senza nome non possono essere adeguatamente incorporati nel pensiero. Per questo motivo considero vantaggiosa l'introduzione di parole straniere nei casi in cui nella nostra lingua manchino le parole corrispondenti, come avvenuto per le parole tedesche sopra elencate. Stessa cosa non si può dire dell'insensata introduzione dei termini scientifici inglesi nella lingua italiana, i quali, come mi appresto a dimostrare, nella maggior parte dei casi comportano una perdita piuttosto che un guadagno: si è involontariamente realizzato l'impoverimento dell'idioma paventato da Orwell.

Un biologo marino italiano vi dirà che nei pesci il food intake varia con le fasi del ciclo riproduttivo. Vi dirà così perché, studiando la letteratura scientifica internazionale, ha importato il termine inglese senza premurarsi di interpretarlo in italiano (per negligenza, per noncuranza, per scarsa padronanza della lingua madre o perché succube entusiasta dell'egemonia americana). "Food intake" letteralmente tradotto significa "presa del cibo", oltre ad essere esteticamente rozzo, è anche impreciso: il procacciamento o la "presa del cibo" non dipende unicamente dalla fisiologia dell'organismo ma anche dalla reperibilità di alimento nell'ambiente. Pertanto sarebbe più preciso affermare che nei pesci i cambiamenti ormonali inducono una variazione dell'appetito. È l'appetito ad essere sotto il controllo della regolazione ormonale, non la disponibilità di cibo nell'ambiente! Tuttavia l'appetito in sé non è osservabile dal biologo, ciò che si manifesta è il comportamento del pesce nella ricerca del cibo, quindi ancora più preciso sarebbe dire che cambia la voracità. Questo profondo discernimento tra concetti è permesso dalla ricchezza delle lingua italiana. Usando l'inglese si perde il rigore scientifico permesso dall'italiano.

Estratti di pubblicazioni

Allo stesso modo, un biologo marino italiano vi dirà che nell'oocita si verifica l'uptake di vitellogenina piuttosto che l'assunzione o l'assimilazione.

Ad un recente convegno di biologia marina, un relatore (italiano) parlando ad un pubblico (italiano) ha detto che in un certo punto geografico le correnti marine splittano (da “to split”). Avrebbe potuto dire che le correnti si biforcano, oppure si separano, o si dividono, ma no, di tutti questi vocaboli messi a disposizione dall'italiano, lui ha preferito importarne uno inglese. La lingua italiana non merita di essere umiliata in questo modo. L'italiano è una lingua più ricca dell’inglese, se i biologi non sanno usarla la povertà di linguaggio è la loro, non dell'italiano.
Al medesimo convegno ho sentito dire che i pesci abissali sciftano la dieta, intendendo che cambiano o modificano la dieta. Gli stessi convegni vengono chiamati talk: l'inglese non permette di distinguere tra "parlare" (talk) e "convegno" (talk), le due accezioni della medesima parola vanno evinte dal contesto della frase. Noi invece possiamo persino distinguere tra convegno e conferenza, eppure molti scienziati italiani preferiscono dire "talk" perché va di moda. Una moda imposta dai padroni. Similmente, si usa paper anziché pubblicazione: l'inglese non consente di distinguere "carta" (paper) da "pubblicazione" (paper), ciononostante sono tanti gli scienziati italiani che preferiscono "paper". Spesso si sente review piuttosto che dissertazione. Le locuzioni positive feedback e negative feedback hanno ormai soppiantato i più accurati e concisi retroazione e retroinibizione. Ho inoltre sentito pronunciare ancestore (da "ancestor") in luogo di progenitore o antenato. Una volta ho sentito pronunciare da una giovane docente "morte per starvation" anziché morte per inedia. A causa di traduzioni inappropriate si è diffuso multicellulare (da "multicellular") al posto di pluricellulare. I divulgatori scientifici sono in parte responsabili di questo scempio.
Questo elenco è ben lungi dall'essere una rassegna completa sul degrado linguistico apportato dall'introduzione dei vocaboli inglesi nel gergo scientifico italiano.

Tale degrado è una tendenza affermatasi in anni recenti. Ricordo che, circa vent'anni fa, quando frequentavo il primo anno di università, la professoressa di biologia dello sviluppo ammoniva gli studenti che incorrevano nell'errore di chiamare "polo vegetale" la parte dell'uovo denominata "polo vegetativo". Ci venne spiegato con una certa insistenza che non è corretto definire il polo dell'uovo "vegetale" in quanto esso non compie la fotosintesi, non ha i cloroplasti per poter essere definito "vegetale", la sua funzione è quella di stipare materiale di riserva necessario all'embrione, è una porzione dell'uovo che non interviene attivamente nello sviluppo dell'embrione, non è animato, sta lì fermo in stato "vegetativo". Anni più tardi, leggendo una pubblicazione, notai che in inglese si dice "vegetal pole" (non si distingue dunque tra "vegetale" e "vegetativo"): uno studente italiano del primo anno ha quindi a disposizione un mezzo di espressione che permette un discernimento maggiore rispetto a quello usato dal più eminente scienziato americano. Abbiamo la fortuna di possedere una lingua aulica e sofisticata ma evidentemente non sappiamo apprezzarla e la sostituiamo con una lingua grossolana. Quegli scienziati italiani che se ne rendono conto, usando un eufemismo affermano che l'inglese scientifico è "pragmatico", ma non mi è chiaro se con questo cercano di mentire a sé stessi.

Al corso di entomologia mi è stato insegnato che usare "bocca" in riferimento agli insetti è sbagliato giacché la bocca propriamente detta è la struttura peculiare degli gnatostomi costituita da un’arcata orale incernierata. Per gli invertebrati si usa "apparato boccale" o "apparato orale", il quale prende nomi diversi a seconda delle diverse strutture atte ad afferrare e coadiuvare l'ingestione del cibo nei differenti gruppi tassonomici, ad esempio quello della farfalla si chiama spiritromba. Inutile dire che in inglese non si fa alcuna distinzione e viene chiamato tutto con un generico "mouth", come si può constatare consultando la didascalia inglese di una qualunque tavola anatomica.
Lo stesso vale per molti altri tratti anatomici, quando in un animale il capo non è differenziato non si può chiamare "capo" bensì "estremità apicale", per gli anellidi si usa "prostomio" e per gli artopodi "acron", mentre per gli insetti allo stadio larvale il capo in via di formazione è detto "capsula cefalica", in inglese invece è tutto indistintamente "head".

In etologia, l'azione di smuove il terreno con le zampe in cerca di cibo compiuta dagli uccelli è descritta da un singolo verbo: razzolare. In inglese questo verbo non esiste, si ripiega su "scratch" che invero vuol dire "graffiare". Il metodo di ricerca del cibo da parte del cinghiale, che oltre alle zampe coinvolge anche il muso, è detto "grufolare", in inglese si ricava il verbo dal sostantivo "root" che significa "radice", malgrado il cinghiale non cerchi solo radici ma anche tuberi, funghi e larve ipogee. Spero un giorno di non leggere o sentire che gli uccelli scratchiano il terreno ed i cinghiali rootano.

Le parole veicolano i concetti. Un nuovo concetto prende forma nella mente quando se ne apprende la definizione, pertanto l’impoverimento del linguaggio riduce la capacità di pensiero.

In natura ogni specie occupa una specifica nicchia ecologica. Analogamente ogni parola esprime un concetto specifico. Quando accade che una specie sconfini accidentalmente dal proprio areale (un serio problema ecologico provocato dai mezzi di trasporto), può succedere che essa si diffonda in areali di altre specie e competa con queste ultime per l’occupazione della medesima nicchia ecologica fino a provocarne l’estinzione. Ne consegue un impoverimento della biodiversità globale. È quello che sta succedendo con l’inglese che, come una specie alloctona invasiva, si sostituisce alle parole italiane per la definizione dei medesimi concetti. Il problema è che, come abbiamo visto, l'italiano descrive i concetti con maggiore accuratezza. Conio dunque in questa sede la parola Verbodiversità. La Verbodiversità italiana è minacciata dall’invasività dell’inglese.

Se gli atenei italiani abdicheranno alla dominazione culturale americana, convertendo i corsi di laurea in lingua inglese, come si sta già verificando progressivamente, l'italiano scientifico diverrà in breve una lingua morta come il latino. Sarà la fine dell’italiano scientifico, e la lingua italiana nel suo complesso verrà mutilata della sua componente scientifica.