Mangiamo gli Squali!

In biologia della pesca e in ecologia marina è noto il problema delle catture accidentali dovuto alla scarsa selettività degli attrezzi da pesca. Le catture sottotaglia vengono limitate imponendo la misura minima delle maglie delle reti, ossia vietando maglie più strette del prestabilito, ma nulla si può fare per evitare la cattura di specie di taglia uguale o maggiore rispetto alla specie bersaglio, fra cui principalmente gli squali. La pesca è diretta a specie dal valore commerciale sufficiente a coprire i costi di esercizio e a ricavare profitto, ma inevitabilmente nelle reti rimangono intrappolate anche specie invendibili o molto poco remunerative. Il valore commerciale di una specie è determinato dalle preferenze dei consumatori. Non sempre il prezzo è indice di qualità: gran parte del pescato è composto da specie saporite e nutrienti ma che non hanno mercato poiché sconosciute o non apprezzate dai consumatori.
Nel 2007 assistetti ad un censimento della fauna ittica del medio Adriatico, relativo alla pesca a strascico diretta ai naselli, e rimasi impressionato dall'enorme quantità di Cepole rigettate fuoribordo non appena pescate. La cepola è un buon pesce, sia fritto sia in brodo, ma avendo un valore commerciale troppo basso ed essendo la domanda esigua (ha un mercato di nicchia circoscritto alle pescherie locali dell'Adriatico), i pescatori la scartano per riservare il posto in stiva a specie più pregiate. La cepola non è l'unica cattura indesiderata della pesca a strascico diretta ai naselli, una parte del pescato comprende anche i maleodoranti Gronghi e i Gattucci, questi ultimi sono squaletti non molto invitanti ma indubbiamente commestibili.
Raramente il pescato scartato sopravvive, quando viene rigettato in mare è già morto o moribondo. Ad ogni tonnellata di specie commerciali prelevata corrisponde una certa proporzione di specie non commerciali distrutta: un colossale spreco alimentare e danno ambientale. Per ovviare a questo problema si è cercato di promuovere il consumo delle catture cosiddette accessorie (o accidentali, o indesiderate, "bycatch" nella lingua egemone), ed in certi casi ciò ha avuto successo: lo Scampo, un crostaceo che oggigiorno è considerato prelibato, veniva scartato fino a pochi decenni fa.
Lo zoologo Davide Rufino propone, attraverso la sua pagina facebook di divulgazione scientifica e sensibilizzazione ai temi ambientali, il boicottaggio della carne di squalo per ragioni ecologiche: poiché gli squali sono a rischio d'estinzione, scegliere di non acquistarli servirebbe, secondo Rufino, a salvaguardarli. Cito:

CARNE DI SQUALO: BOICOTTARLA SUBITO! [...] la carne di squalo è una pessima scelta ambientale [...] Le specie di squalo commerciate e consumate sono davvero tante, alcune delle quali anche a grave rischio di estinzione. [...] La difesa di queste creature affascinanti parte dalla consapevolezza.

Rufino propone una soluzione semplicistica ad un problema complesso. Egli non considera che la carne di squalo legalmente commercializzata in Occidente (facendo quindi eccezione per il mercato cinese delle pinne, la cui pesca è praticata prevalentemente in Africa) proviene da catture accidentali. Il prezzo di mercato degli squali è infatti insufficiente a sostenere i costi di una pesca ad essi mirata. Gli squali non finiscono soltanto nelle reti, abboccano anche ai palangari destinati ai tonni e ai pesce spada. Il più delle volte i pescatori se ne disfano proprio perché la gente non li compra. È improbabile che gli squali sopravvivano alle modalità di cattura: la faringe lacerata strattonando l'amo nel tentativo di liberarsi, uncinati col raffio per essere issati a bordo, i pescatori evitano di avvicinare le mani alle temibili fauci perciò tagliano il braccetto della lenza anziché estrarre l'amo, il quale, rimanendo perennemente conficcato nella faringe ne compromette la funzionalità, dopodiché, già agonizzanti, gli squali vengono legati per la pinna caudale alla cima del verricello e appesi, l'intero peso del corpo, non sostenuto dall'acqua, lussa le vertebre della pinna caudale, mentre vengono rigettati fuoribordo spesso sbattono violentemente il capo contro la battagliola. Pur ammettendo che qualcuno di essi si salvi, ciò non esclude che di li a poco venga pescato un'altra volta, quante volte può resistere ad un simile trattamento? Pertanto, sia che la loro carne venga venduta o meno, gli squali muoiono comunque.
Boicottare la carne di squalo avrebbe come effetto lo spostamento dei consumi verso l'acquisto di altri pesci, la domanda di altri pesci crescerebbe e per soddisfarla aumenterebbe la pesca con il risultato di aumentare lo sterminio degli squali. È controintuitivo: mangiare più squali è utile a salvaguardarli. Andrebbe incentivata la vendita di tutto ciò che viene pescato, evitando così gli sprechi.
Per dissuaderne il consumo, Rufino aggiunge che la carne di squalo è insalubre a causa del bioaccumulo di contaminanti. Cito:

Vale la pena ricordare che alcuni di questi squali, nella fattispecie quelli longevi e/o di grandi dimensioni (verdesca, smeriglio, mako) possono avere carni gravemente nocive per la salute perchè vivendo a lungo e crescendo lentamente sono veri e propri bio-accumulatori di metalli pesanti come piombo, mercurio e altre amenità di cui noi esseri umani "omaggiamo" il mare. Scegliere di boicottare la carne di squalo, dunque, non è solo una scelta ecologica consapevole ma anche l'opzione migliore per la nostra salute.

L'informazione è corretta ma parziale: anche i tonni (tra i pesci più consumati in assoluto) e i pesce spada sono predatori apicali che accumulano contaminanti allo stesso modo degli squali. Questi pesci andrebbero mangiati una volta ogni tanto, ancor meno in gravidanza, osservando la convenzione di Minamata.
La critica di Rufino verte anche sulla trasformazione della carne atta a camuffarne l'aspetto per ragioni mercatistiche. Cito:

la carne di squalo viene opportunamente camuffata [...] molte persone, se sapessero, eviterebbero di acquistarlo se non altro perchè "impressionate" dall'idea di mangiare un animale diverso dai soliti pesci che arrivano sulle nostre tavole [...] I consumatori comprano e mangiano squalo quasi sempre senza saperlo [...] lo spinarolo viene [...] opportunamente venduto già a filetti o a tranci, privo della pelle, in modo che il consumatore non capisca che si tratta di squalo.

In tempi in cui si progetta di allevare insetti per ricavarne proteine animali in modo sostenibile, non c'è da fare tanto gli schizzinosi per gli squali. Sono sicuro che, dovendo scegliere tra mangiare uno squalo ed un grillo, le persone sceglierebbero il primo. A prescindere dall'aspetto poco attraente, la carne di squalo emana un odore pungente simile all'urina, prodotto dall'ossido di trimetilammina (un catabolita dell'Azoto) in essa contenuto. Fortunatamente tale sostanza evapora con la cottura.

Ricapitolando, a causa della scarsa selettività degli attrezzi da pesca, gli squali vengono pescati inevitabilmente. Boicottando la carne di squalo, la scelta dei consumatori si concentrerà su un ristretto numero di specie ittiche aumentandone così la domanda, la quale verrà soddisfatta aumentando lo sforzo di pesca e di conseguenza aumenteranno le catture accidentali di squali. La relazione intuitiva "meno carne di squalo acquistata ⇒ meno squali pescati", è sbagliata. Al contrario, la pressione di pesca si può allentare consumando l'intero pescato anziché solo una parte di esso. Tutti i pesci autoctoni del Mediterraneo sono commestibili. Purtroppo in anni recenti il pesce palla maculato, una specie aliena velenosa, si è espansa nel nostro mare, ma la sua cattura è ancora occasionale.
Le azioni scaturite da buone intenzioni, se non basate sulla conoscenza, sono spesso controproducenti, tanto più se esortate da persone che si presentano al pubblico come esperte ("zoologo").

Ma perché gli squali sono tanto importanti?

Nelle catene trofiche valgono due principi: (1) pesce più grande mangia pesce più piccolo; ma soprattutto (2) il nemico del mio nemico è mio amico. La diminuzione di un predatore superiore favorisce la crescita della relativa preda, che a sua volta è il predatore intermedio di una preda inferiore. In altre parole, la preda inferiore beneficia del contenimento della popolazione del predatore intermedio esercitato dal predatore superiore: il predatore superiore è il nemico del nemico della preda inferiore e quindi amico di quest'ultima.
Gli squali sono predatori apicali e la loro riduzione si ripercuote lungo l'intera catena trofica. La crescita abnorme delle meduse negli ultimi anni è stata associata alla diminuzione degli squali, ma non perché gli squali siano predatori diretti di meduse, bensì perché la loro diminuzione ha provocato squilibri a cascata fino a coinvolgere le meduse.

Poscritto

In seguito ad un mio commento critico, Rufino ha rettificato l'articolo introducendo quanto segue.

E nemmeno basterebbe: la stragrande maggioranza delle catture di squali sono accidentali. Molti squali vengono prelevati da reti e palangari giá morti o morenti, e vengono tenuti per non essere gettati.

Ciononostante l'invito a non acquistare la carne di squalo permane.