Sullo sterminio dei gaziani respinti dall'Egitto

I palestinesi sono etnicamente omogenei agli abitanti delle nazioni confinanti (Libano, Giordania, Egitto): stessa razza, stessa lingua e stessa religione.
Hilal Khashan, nell'articolo Per gli Israeliani il Destino dei Palestinesi è nel Sinai, ripubblicato su Limes n.11/23, spiega che sin dall'armistizio del 1949 si era pensato di integrare i palestinesi nelle nazioni confinanti, e che inizialmente l'UNRWA (l'agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi) mirava proprio a questo. La striscia di Gaza, in particolare, ha sempre rappresentato un problema per la sicurezza di Israele, una cosiddetta spina nel fianco. Khashan elenca in ordine cronologico i vari rifiuti dei governi egiziani: Nel 1950 il re egiziano Faruq rifiutò un'offerta degli Stati Uniti, i quali intendevano acquistare la penisola per insediarvi i rifugiati sfollati dopo la guerra del 1948., successivamente, anche il presidente Nasser rifiutò di accogliere i palestinesi nel Sinai, ancora Nel 2010, l'ex presidente egiziano Hosni Mubarak ha dichiarato di aver rifiutato un'offerta di Netanyahu: quest'ultimo era disposto a cedere parte del territorio israeliano nel deserto del Negev in cambio del reinserimento dei palestinesi di Gaza nel Sinai settentrionale., infine, l'unico presidente che si mostrò aperto alla possibilità del ricollocamento fu Muhammad Mursi, purtroppo venne rovesciato nel 2013 (nel corso della serie di sommosse denominate "primavere arabe" dai media), e da allora la possibilità di ricollocamento dei gaziani sfumò e venne accantonata, ma Dopo il 7 Ottobre, l'idea di trasferire i palestinesi di Gaza nella porzione settentrionale della penisola è tornata nuovamente in auge. Quando il leader dello Stato ebraico ha intimato ai residenti di lasciare la Striscia in vista di un pesante bombardamento, l'ambasciatore palestinese in Francia ha chiesto dove dovessero andare. Il portavoce capo dell'Esercito israeliano ha risposto dicendo che il valico di Rafah era ancora aperto e ha dunque consigliato di raggiungerlo a chiunque fosse stato in grado di partire. Anche lo scrittore israeliano Eddie Cohen ha recentemente suggerito l'opzione Sinai, offrendo in cambio l'azzeramento dei debiti esteri dell'Egitto., ma ciononostante Il Cairo ha pubblicamente respinto qualsiasi proposta di reinsediamento dei gaziani nel Sinai.
Nell'articolo di Paola Caridi, intitolato Cisgiordania e Gaza Riunite nella Nakba pubblicato più avanti nello stesso numero di Limes, si legge: L'ipotesi dell'espulsione della popolazione palestinese da Gaza era già chiara nei primi giorni di bombardamenti a tappeto sul Nord della Striscia, fatti per costringere i gaziani a spostarsi verso sud e magari poi tracimare nel Sinai egiziano. Con il passare delle settimane è divenuta anche una richiesta diplomatica dietro le quinte, per convincere i paesi arabi a sostenerla. E poi una richiesta mediatica da parte di molti esponenti della destra Israeliana e dello stesso governo.
Le informazioni riportate in questi due articoli contraddicono la propaganda filopalestinese secondo la quale l'intervento bellico israeliano nella striscia di Gaza sarebbe privo di un obiettivo e di una strategia: l'obiettivo è quello di spingere i gaziani nel Sinai e la strategia ad esso coerente sono i bombarbamenti che procedono da nord verso sud.
Ma soprattutto, la domanda che sorge dalla lettura dei due articoli summenzionati è: perché tanta ostinazione da parte dell'Egitto a negare l'accoglienza ai gaziani?
L'Italia accoglie profughi da ogni dove, nessuno dei quali etnicamente compatibile con gli italiani, e addirittura conferisce lo status di profughi anche ai clandestini. Non si capisce dunque perché l'Egitto, Paese arabo, si rifiuti categoricamente di accogliere profughi arabi.
La risposta alla mia domanda è giunta con il penultimo articolo pubblicato sempre sullo stesso numero di Limes, Al-Azhar sta con i palestinesi purché restino a Gaza di Antonella Caruso, dal quale cito: I Territori occupati dagli israeliani sono stati definiti da Hamas e dall'Autorità nazionale palestinese (Anp) come waqf, ovvero un bene religioso inalienabile della comunità dei fedeli. La cessione di ogni singolo centimetro di suolo a persone non musulmane è proibita., anche se Secondo alcuni studi, l'interpretazione legale-religiosa di Hamas sarebbe un mito moderno, tratto da detti e fatti attribuiti ai primi compagni del profeta Maometto senza alcuna altra fonte religiosa e/o analisi storica. Ciò non toglie tuttavia la dirompente forza di mobilitazione che essa esercita presso le opinioni pubbliche musulmane in Medio Oriente e oltre. Lo slogan di Hamas "dal fiume al mare" è circolato infatti nelle recenti manifestazioni pro palestinesi, da cui si desume che l'obiettivo dei palestinesi non è la pacifica convivenza con gli Israeliani bensì la distruzione dello Stato di Israele, il ché giustifica la risposta israeliana.
L'articolo della Caruso continua presentando Ahmad al-Tayyib, imam e rettore dell'università-moschea de Il Cairo, personaggio illustrissimo che ha molta influenza sia sulla politica sia sull'opinione pubblica. Cito: al-Tayyib riconosce la necessità di difendere il confine egiziano dal temuto esodo forzato dei palestinesi nel Sinai e fa appello a questi ultimi affinché non abbandonino la Striscia, pena la perdita dei loro diritti e della loro terra. Allo stesso modo riconosce la validità legale-religiosa del jihad contro l'occupazione Israeliana, ma ritiene che spetti ai palestinesi combatterla e immolarsi come martiri della libertà e dell'onore dei musulmani tutti., pertanto i palestinesi non lasceranno Gaza per assicurare la vittoria finale contro l'occupazione. Il teologo al-Tayyib ne è convinto, per fede in quella giustizia divina.
La parola chiave è "onore", l'Egitto manda al massacro i propri fratelli palestinesi per onore dei musulmani.
I filopalestinesi sono spesso anche filorussi (perché la gente prende le cose in blocco senza sottoporle al vaglio critico). Uno degli argomenti dei filorussi è che gli americani usano gli ucraini come carne da macello da scagliare contro i russi, pur sapendo che la sproporzione tra le forze è tale che è impossibile che gli ucraini abbiano qualche speranza di vincere. Stessa cosa si può dire degli egiziani che usano i gaziani come carne da macello contro gli israeliani.
Ogni volta che una barca di clandestini affonda, i buonisti nostrani incolpano l'Italia considerandola responsabile della salvaguardia di ogni imbarcazione del Mediterraneo.
Agli stessi buonisti, però, non passa nemmeno per la mente di giudicare l'Egitto responsabile della strage dei palestinesi. Scappano dalla guerra è la classica frase usata per giustificare l'immigrazione verso l'Italia, anche se le statistiche dimostrano che la stragrande maggioranza dei clandestini accolti dall'Italia non scappa da nessuna guerra. I palestinesi invece sono profughi veri, persone che scappano davvero dalla guerra, ai quali l'Egitto nega l'accoglienza mantenendo chiusa la frontiera con Gaza.
Se i buonisti non hanno nulla da ridire contro il comportamento dell'Egitto è perché sono un gregge di pecore prive di senso critico che ripetono i motti della propaganda immigrazionista.