Evoluzione e Complessità

Siamo portati a pensare che l'evoluzione proceda in direzione dell'aumento di complessità. Questo non è necessariamente vero: l'evoluzione procede verso l'adattamento all'ambiente, ciò coincide spesso con un aumento di complessità dell'organismo, ma non sempre. Possono presentarsi circostanze in cui una riduzione della complessità rappresenta un vantaggio. Il caso dei Platelminti è esemplare. I Turbellari sono animaletti marini che conducono vita libera, quindi sono dotati di apparati respiratori e digerenti, di una livrea variopinta, di organi di senso e di un sistema nervoso ben sviluppato. Dagli antenati degli attuali Turbellari hanno avuto origine per cladogenesi (ossia separazione dei percorsi filogenetici dovuta a speciazione) i Cestodi (il verme solitario, per intenderci) i quali conducono vita parassitaria. I Cestodi sono organismi molto semplici: il capo è differenziato in scolice (struttura che aderisce ai tessuti dell'ospite) ed il resto del corpo, sebbene molto lungo, è costituito da metameri (ossia moduli ripetuti). I Cestodi hanno perso gli apparati necessari alla vita libera: non hanno bisogno di digerire il cibo, prendono tutto già pronto dall'ospite, non hanno bisogno di organi di senso per esplorare l'ambiente esterno in cerca di cibo, non hanno bisogno di comunicare agli altri la loro esistenza tramite la pigmentazione. Gli apparati necessari alla vita libera sono inutili ed il loro sviluppo richiede un dispendio di risorse, risorse che è meglio allocare nella riproduzione, pertanto la specializzazione al parassitismo promuove generalmente una riduzione della complessità dell'organismo. Nei Platelminti gli antenati sono più complessi dei discendenti. L'evoluzione ha portato ad una riduzione della complessità.

Pseudoceros bifurcus - Blue Pseudoceros Flatworm
Platelminte Turbellario,
fotografia di Stephen Childs.
Taenia saginata adult 5260 lores
Platelminte Cestode,
fotografia di CDC.