Un Rischio Non Considerato

La recente incursione animalista ai danni del dipartimento di Farmacologia dell'Università di Milano ha suscitato il giusto clamore: l'episodio ha avuto grande risonanza attraverso le reti sociali e vari giornali ne hanno dato notizia. Ieri i ricercatori dell'università hanno diramato un comunicato stampa relativo all'accaduto.

Avendo rammentato che lo stesso stabulario, ubicato in via Vanvitelli, era già stato oggetto di un'incursione animalista nel 2006, in occasione della quale vennero sottratte alcune cavie infette [fonte], ho inizialmente paventato il rischio che anche le cavie attualmente estorte potessero essere infette e dunque rappresentare potenziali vettori di epidemie. Fortunatamente, a differenza dell'episodio del 2006, questa volta l'università non ha lanciato alcun allarme, cosa che avrebbe sicuramente fatto in caso di potenziali rischi per la salute pubblica.

Ciononostante, nessuno pare aver considerato i potenziali danni che farebbero seguito all'eventuale rilascio dei topi in questione - che sono geneticamente modificati - nell'ambiente naturale (eventualità molto probabile, considerata la concezione edulcorata che generalmente gli animalisti hanno della natura).

Qualora ciò accadesse, ravviso due possibili scenari:

  1. Se sussiste interfecondità tra i topi transgenici ed il ceppo selvatico, potrebbero verificarsi incroci che diffonderebbero gli alleli transgenici nel pool genetico della popolazione selvatica, vale a dire che le nuove generazioni di topi possiederanno determinati caratteri transgenici con un impatto ambientale difficile, se non impossibile, da prevedere.
  2. Se Non sussiste interfecondità tra topi transgenici e topi selvatici, allora potrebbe instaurarsi una competizione per la nicchia ecologica, vale a dire che i topi liberati potrebbero essere i capostipiti di una nuova specie invasiva, nociva sia per la specie autoctona sia per l'ambiente, come già successo col rilascio dello scoiattolo grigio al parco Nervi.

Tuttavia, l'ipotesi più probabile è che i topi da laboratorio rilasciati nell’ambiente naturale schiattino prima di riprodursi, essendo incapaci di procacciarsi il cibo, di sfuggire ai predatori e avendo un sistema immunitario indebolito.