Considerazioni sul Caso dei due Marò

Ieri mi sono imbattuto in un post di Marco Furfaro condiviso dalla pagina facebook di Sinistra Ecologia Libertà, che mi sprona a scrivere alcune considerazioni sulla vicenda dei due marò.

Post Marco Furfaro

Furfaro, come molti sinistroidi, ignora che i pirati moderni sono solitamente pescatori che all'occasione sfoderano le armi per saccheggiare o prendere in ostaggio i malcapitati equipaggi di navi che transitano in determinate zone.

Schermata Wikipedia
Fonte

I temibili pirati somali, autori del dirottamento della Maersk Alabama (vicenda raccontata nel film Captain Phillips), operano proprio nell'Oceano Indiano, dove è avvenuto l'episodio che ha coinvolto l'Enrica Lexie, la nave su cui prestavano servizio i due marò.

Area pirateria
Area d'azione dei pirati somali.

Forse Furfaro, come molti sinistroidi, crede che l'aspetto dei pirati sia inequivocabile, forse se li figura come l'iconografia li descrive: con la bandana in testa, le boccole d'oro all'orecchio, la benda su un occhio, un pappagallo sulla spalla, un uncino al posto di una mano, armati di sciabola e cannoni, che navigano a bordo di antichi galeoni battenti bandiera nera.

Piratey, vector version

Dunque, il fatto che le autorità indiane abbiano dichiarato che le vittime dei marò fossero pescatori, basta ad escludere perentoriamente che fossero anche pirati?!
È invece presumibile che i soggetti si siano avvicinati alla nave brandendo le armi e tentando un abbordaggio, altrimenti non si spiega perché i nostri due militari abbiano aperto il fuoco.

Su una cosa Furfaro ha ragione: è inammissibile che militari (dello Stato) sorveglino navi mercantili (private). Il responsabile di ciò è l'ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Da un'intervista di Il Tempo a Fabrizio Cicchitto:

Il primo [errore] risale al governo Berlusconi, il ministro della Difesa era Ignazio La Russa. Fu assunto un provvedimento per contrastare il dilagante fenomeno della pirateria. All’estero gli armatori ingaggiano contractors [mercenari]. In Italia si è scelto di incaricare i militari del servizio antipirateria, e non sono nemmeno pagati moltissimo. Bisognava definire regole d’ingaggio e la linea di comando nel caso di interventi armati. La gestione non doveva rimanere interamente nelle mani dell’armatore e del capitano della nave. Ci voleva l’intervento del nucleo presente sulla nave, insieme alla Difesa.

La Stampa riporta una dichiarazione di Emma Bonino:

Quelli che oggi si agitano tanto [riferendosi a La Russa] sono proprio all’origine del caso, perché Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si trovavano a bordo del mercantile in virtù di un decreto che prevedeva la presenza di militari su navi civili, senza stabilire per bene la linea di comando.

Sebbene i telegiornali si siano ampiamente occupati del caso, hanno omesso questo importante particolare. Eppure la domanda sorge spontanea: "cosa ci facevano due militari in servizio su una nave privata?!"

La Russa dovrebbe essere punito in maniera esemplare per questa malefatta, a mio avviso con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, la confisca dei beni e l'esilio dall'Italia.

Ignazio La Russa, fotografia di Giovanni Dall'Orto, 9 Luglio 2007, ritagliata
Ignazio La Russa, ex Ministro della Difesa.

Ma a pagare dovrebbe essere appunto La Russa e non quei due militari che si limitavano ad eseguire gli ordini. Pertanto l'astio che i sinistroidi italiani manifestano nei confronti dei due marò è mal riposto.

Ad ogni modo, ormai la frittata è fatta, i due marò rappresentano pedine nello scacchiere geopolitico: l'India li trattiene per dimostrare al Mondo di avere la forza di umiliare una nazione occidentale come l'Italia.

I nostri politici hanno gestito talmente male l'incidente diplomatico da averlo peggiorato ulteriormente:

  1. Il 22 Febbraio 2013, in occasione delle elezioni politiche italiane, l'India permise il rimpatrio dei marò per un periodo di quattro settimane, una volta rimpatriati, il ministro degli esteri Giulio Terzi annunciò, a nome del governo Monti, che i due marò non avrebbero fatto ritorno in India. Venendo meno all'impegno pattuito, l'Italia ha compiuto un gesto disonorevole, ha mostrato al Mondo di non essere un paese di cui ci si può fidare: non mantiene gli accordi.
  2. L'India reagisce prendendo in ostaggio l'ambasciatore italiano, violando quindi i trattati internazionali (che sanciscono il proverbio "l'ambasciatore non porta pena"), allorché l'Italia invece di cogliere l'occasione di sfruttare tale violazione a proprio vantaggio, decide di rispedire i marò contesi in India. Desistendo così facilmente dalle proprie intenzioni di fronte a prevedibili ripercussioni, l'Italia ha mostrato al Mondo di essere un paese codardo, basta fare la voce grossa per intimidirlo.
Giulio Terzi
Giulio Terzi, ex Ministro degli Esteri.

Buona parte della massa di italiani che invoca riportiamo a casa i marò è molto probabilmente costituita dagli stessi elettori che hanno contribuito a creare i presupposti della vicenda dicendo No al Nucleare e No all'acquisto dei caccia F35: a livello geopolitico, un Paese che possiede centrali nucleari, è un Paese che dispone della tecnologia per produrre, all'occorrenza, le proprie testate atomiche in maniera autonoma. Disporre di un potente arsenale serve ad evitare di subire le prepotenze altrui, senza necessariamente dover ricorrere all'uso della forza, è sufficiente possederla come deterrente. Come dicevano i romani, Si vis pacem, para bellum (se vuoi la pace, prepara la guerra). Se l'Italia fosse stata una potenza militare, con una flotta aerea di caccia bombardieri di ultima generazione e con la capacità tecnologica di sviluppare da sé l'atomica, l'India sarebbe stata molto cauta e probabilmente avrebbe spontaneamente consegnato i marò all'Italia. L'India li trattiene come prigionieri, procrastinando indefinitamente il processo, proprio per dimostrare al mondo di avere il potere di sottomettere una nazione occidentale.

L'aforisma di Ayn Rand è quanto mai appropriato:

We can ignore reality, but we cannot ignore the consequences of ignoring reality.
Possiamo ignorare la realtà, ma non possiamo ignorare le conseguenze dell'aver ignorato la realtà
.

Se rifiuti le armi perché in testa hai un mondo ideale dove non esistono né armi né guerre, allora dovrai fare i conti con il mondo reale e subire la prepotenza di chi le armi ce l'ha.
La storia insegna che la pace è garantita dalla simmetria degli armamenti tra paesi avversari: la guerra fredda tra URSS ed USA non si è mai tradotta in guerra concreta proprio perché la potenza bellica era alla pari, quindi attaccare l'altro avrebbe comportato l'autodistruzione.

Le Falkland, conquistate dagli inglesi durante l'epoca del colonialismo, sono delle isolette sperdute dell'Oceano Atlantico meridionale, situate a largo dell'Argentina, scarsamente popolate e prive di risorse, quindi dallo scarso interesse economico. Nel 1982 vennero occupate dall'Argentina. Margaret Thatcher, lo storico primo ministro del Regno Unito, soprannominata la Lady di Ferro, rispose duramente dichiarando guerra.

Qualcuno arguì, probabilmente a ragione, che la sola spesa di carburante per mobilitare la flotta navale inglese fin laggiù, fu superiore al valore delle risorse estraibili dalle Falkland.

Royal Navy
Convoglio della Royal Navy in rotta verso le Falkland, anno 1982 [fonte].

Si trattò dunque di un'azione dimostrativa, funzionale a dimostrare a livello geopolitico che il Regno Unito non è disposto a tollerare simili affronti.

Margaret Thatcher
Margaret Thatcher, primo ministro
del Regno Unito dal 1979 al 1990.

Per quanto concerne le ragazze rapite in Siria, queste sono ostaggio di terroristi, e coi terroristi non si tratta. È inammissibile che un qualsiasi sprovveduto possa partire per zone di guerra cimentandosi "cooperatore" e lo Stato debba poi pagare lauti riscatti che si tradurranno in armi che produrranno ancora più violenza in quei paesi... è così che si aiutano quei popoli? Mettendosi nella condizione di foraggiare il terrorismo?!

Italiane rapite

Coi terroristi occorre non scendere mai a compromessi, nella maniera più categorica, altrimenti, se i terroristi riescono ad ottenere qualcosa, si incoraggiano altri potenziali terroristi a compiere nuovi sequestri.
A riguardo l'Italia ha già commesso una figuraccia internazionale: il Sunday Times accusò infatti la Farnesina di aver pagato ben 4 milioni di euro di riscatto per le due Simone sequestrate in Iraq nel 2004 e rilasciate l'anno seguente (si veda qui).
Siamo talmente un popolo di smidollati che nella polemica tra favorevoli e contrari al pagamento del riscatto per la liberazione di Greta e Vanessa, nessuno ha minimamente preso in considerazione una terza ipotesi (che sarebbe la prima se fossimo uomini veri): l'intervento di un commando specializzato. Possibile che accettiamo di pagare il riscatto facendoci sottomettere da una banda di sottosviluppati? Possibile che non disponiamo di uomini che siano orgogliosi di mettere a repentaglio la propria vita per la giustizia?

Note

Segnalo la pagina Wikipedia Crisi diplomatica tra India e Italia del 2012-2014 che elenca accuratamente la cronologia della vicenda.
Rammento inoltre il torto subito dall'Italia con la strage del Cermis avvenuta nel 1998, in cui due piloti dell'aeronautica militare statunitense, volando ad una quota più bassa del consentito per ragioni di mero diporto, tranciarono accidentalmente un cavo della funivia causando la morte di venti persone sul territorio italiano.