Primo Imbarco

Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri  [Gro Harlem Brundtland].

Affinché la pesca sia sostenibile, ossia affinché la risorsa rinnovabile si conservi nel tempo, il prelievo alieutico di una data popolazione ittica deve essere inferiore o uguale alla capacità di tale popolazione di rigenerarsi. Imporre ai pescatori un quantitativo massimo prelevabile è tuttavia una decisione politica che non può essere demandata ai singoli Stati. Ogni paese che affaccia sul mare ha sovranità (può far valere le proprie leggi) fino a 12 miglia nautiche dalla costa. I pesci però non rispettano i confini nazionali. Molte specie ittiche compiono cicliche migrazioni che oltrepassano le acque territoriali. Pertanto, se una nazione limitasse la pesca, il depauperamento della risorsa continuerebbe indisturbato in acque internazionali (di nessuno) e ciò avrebbe come unico esito quello di favorire l'economia di paesi stranieri a scapito della propria. Per quanto concerne la pesca al tonno rosso, suddetto problema è stato efficacemente superato grazie all'ICCAT, un'istituzione sovranazionale che si occupa di fissare annualmente il TAC (totale ammissibile di cattura) e suddividerlo in quote da assegnare ai vari Stati membri, i quali a loro volta ripartiscono le quote tra i rispettivi pescherecci muniti di licenza. L'ICCAT stabilisce il TAC riferendosi alle indicazioni fornite dal comitato scientifico preposto (l'SCRS) il quale, conoscendo la biomassa, l'abbondanza, la fecondità, l'età di prima riproduzione ed il successo riproduttivo della specie, calcola il MSY (rendimento massimo sostenibile). Il calcolo viene aggiornato annualmente tenendo conto della raccolta dei dati biometrici provenienti da periodiche campagne di monitoraggio.
Quando studiai questo sistema, mi posi la domanda: ma perché un paese dovrebbe aderire spontaneamente all'ICCAT limitando così la propria pesca? Non sarebbe più vantaggioso per un paese restarne fuori e pescare senza limitazioni, approfittandosi dell'abbondanza dovuta proprio alla automoderazione dei rivali?
L'ICCAT è riuscita astutamente ad imporsi tramite accordi (ritorsioni) commerciali: il tonno rosso può essere commerciato soltanto tra gli Stati membri, pertanto le nazioni che non aderiscono all'ICCAT non possono vendere il tonno che pescano ai mercati ittici degli Stati membri (che sono i maggiori consumatori) e ciò ne comporta un grave deprezzamento, tanto da renderne la pesca sconveniente: i costi del consumo di carburante supererebbero i ricavi, giacché il tonno, una volta pescato, non si potrebbe vendere quasi a nessuno.
La gestione razionale della pesca tramite il sistema delle quote non persegue soltanto l'obiettivo della sostenibilità ma anche quello dell'equità. Il Mediterraneo è un bacino in comune tra diverse nazioni rivierasche che si contendono le medesime risorse. Finora le nazioni più ricche, dotate di mezzi (pescherecci) più potenti, si sono accaparrate più pesce. In anni recenti invece, attraverso il sistema delle quote, si è iniziato a distribuire equamente la risorsa a prescindere dalle capacità delle diverse nazioni, favorendo in tal modo lo sviluppo economico dei paesi emergenti del Nord Africa.
Problema risolto quindi? In teoria sì, in pratica no: i pescatori tendono a dichiarare sulle carte un quantitativo inferiore rispetto a quello effettivamente catturato nelle reti... affidare la salvaguardia del tonno ai pescatori è peggio che raccomandare le pecore ai lupi. Solitamente, le persone a cui parlo del problema della sovrappesca si stupiscono nel sapere che i pescatori agiscono contro i loro stessi interessi. Per capire cosa spinga i pescatori ad annientare la risorsa di cui essi stessi beneficiano, bisogna discernere, a mio avviso, il bene collettivo dal bene individuale.
Sovrasfruttando la risorsa si ottiene molto nell'immediato ma si pregiudica la possibilità di continuare a pescare proficuamente nel futuro (si consuma l'uovo dal quale nascerebbe la gallina). Viceversa, limitando la pesca si accetta di ottenere meno nel presente ma si garantisce la possibilità di continuare ad usufruire della risorsa nel tempo (una gallina che depone uova periodicamente). Posto davanti alla libera scelta, un pescatore, non potendo evitare che la risorsa venga comunque depredata da altri pescatori suoi concorrenti che optano per il sovrasfruttamento, decide di sovrasfruttare a sua volta. In questo scenario, infatti, il massimo che si può ottenere è pescare il più possibile fintanto che c'è pesce. Il dilemma del prigioniero descrive una situazione che sarebbe meglio rappresentata dalla pesca. La si potrebbe denominare "la scelta del pescatore" ("dilemma" presuppone un dubbio, che nel caso dei pescatori ritengo non sussista).
Questo spiega la presenza di un osservatore dell'ICCAT a bordo di ogni peschereccio coinvolto nella pesca al tonno rosso. Gli osservatori ICCAT servono a porre rimedio ad un difetto del comportamento umano. Il mio compito consiste primariamente nel verificare che il numero di tonni catturati corrisponda a quello dichiarato sui documenti di tracciabilità, vigilare sul trasporto dei tonni onde evitare contrabbandi, compilare i rapporti giornalieri e, in secondo luogo, rilevare le biometrie (affinché attraverso la statistica si possa rispondere a domande utili per lo studio della biologia della pesca, come a quale età un tonno raggiunge una certa taglia).
Ma chi paga gli osservatori? È un costo per lo Stato?
La retribuzione degli osservatori è un onere degli armatori (imprenditori della pesca), quindi deriva dagli stessi proventi della pesca. Esattamente come le scialuppe di salvataggio, i salvagenti e gli estintori sono una spesa obbligatoria a carico dell'armatore, così la presenza dell'osservatore a bordo è fra i requisiti necessari per partecipare alla pesca al tonno.
Ma se il controllore è pagato dal controllato... non c'è conflitto di interessi?
No, in quanto all'armatore non è dato scegliere un osservatore a lui noto e non lo retribuisce in modo diretto. Tutto viene gestito esternamente, sempre secondo le regole dell'ICCAT.
Simile prassi è adottata anche in altro settore quale la valutazione di impatto ambientale, che un imprenditore deve richiedere e pagare a proprie spese se intende realizzare un'opera (ad esempio una piattaforma estrattiva).

Quanto segue è il diario di riflessioni personali che ho scritto durante il mio primo imbarco, nel 2017, come osservatore della pesca al tonno rosso.

Marco Vinci

Un brusco inizio

Piuttosto che sul mal di mare, al corso per osservatori della pesca al tonno rosso, avrebbero dovuto metterci in guardia sul "mal di fumo": qui fumano tutti, costantemente, dappertutto. L'equipaggio è composto da sei persone (me escluso), ciascuna delle quali fuma regolarmente due pacchetti di sigarette al giorno, ossia quaranta sigarette a testa, quindi a bordo vengono fumate giornalmente duecentoquaranta sigarette, dieci ogni ora (nell'arco delle ventiquattro ore, dato che si dorme a turno poiché due uomini devono stare sempre di guardia al timone). In ogni momento a bordo c'è sempre almeno una sigaretta accesa. Nessun locale è esente. Se a qualcuno dà fastidio il fumo è un problema suo e la soluzione è licenziarsi. Se fai notare che la legge vieta di fumare negli ambienti di lavoro (come nei locali pubblici) ti ridono in faccia e ti rispondono che le leggi della terra non valgono in mare. I mozziconi vengono lanciati fuoribordo attraverso i boccaporti, alcuni sbattono contro la battagliola (ringhiera) ma finiscono comunque in mare in un secondo momento, trascinati dalle onde o spinti dal rollio.

Cicche

L'aria dei locali al chiuso (sottocoperta e plancia) è satura di fumo. Le pareti interne sono ricoperte da una patina giallognola che indica che questa è un'abitudine che dura da anni. Mai vista una simile concentrazione di fumo in vita mia. Avevo chiesto che non si fumasse perlomeno all'interno dell'alloggio durante la notte, ma fanno finta di accontentarmi fumando sulla soglia, il ché fa poca differenza. Nell'altro alloggio il secondo motorista fuma fino ad addormentarsi: per evitare che la sigaretta accesa gli cada dalle labbra durante il sonno, un attimo prima di addormentarsi la introduce in una bottiglia con due dita d'acqua che tiene affianco a sé nella cuccetta. Per giunta gli oblò degli alloggi sono stati sigillati permanentemente saldando dei pannelli di acciaio (allo scopo di evitare la periodica sostituzione della guaina), l'unico passaggio dell'aria rimane dunque il portello, perciò il fumo si disperde molto lentamente. Vestiti, lenzuola, cuscino, asciugamani, ogni tessuto si impregna di fumo. Non so se valga la pena rovinarsi la salute facendosi intossicare di fumo passivo per tutto il periodo dell'imbarco (mesi). Ribadire all'equipaggio che il fumo è nocivo in primis per la loro stessa salute è inutile: rispondono che le malattie vengono anche a quelli che non fumano. Ciò equivale ad asserire che siccome gli incidenti stradali possono capitare anche da sobri, tanto vale guidare da ubriachi.

Oblò sigillato

Un Avvistamento inaspettato

In tre giorni consecutivi (dal 22/5 al 24/5) ho avvistato sette diversi esemplari di un lepidottero (una farfalla) che ritengo di ascrivere al genere Cavolaia poiché bianca con punteggiature nere. Navighiamo ad una distanza che varia dalle 6 alle 16 miglia nautiche dalla costa sicula. Com'è possibile che un insetto così esile e dal volo così lento si trovi tanto lontano dal proprio ambiente naturale? Come fa ad alimentarsi e a svolgere il ciclo vitale in mare aperto? Inizialmente, vedendo il primo esemplare, ho pensato fosse giunto fin qui in maniera accidentale: trasportato dal vento. In effetti il 20 Maggio c'è stato vento forte. Tuttavia questa ipotesi va scartata in considerazione dei ripetuti e più recenti avvistamenti. Può essere il mare un ambiente favorito dall'assenza di predatori per tale specie? La presunta cavolaia vola mezzo metro circa dalla superficie del mare (calmo) fino all'altezza del ponte della nave (~3m).
Aggiornamento: ho discusso col capitano il quale mi ha confermato che tali farfalle sono una presenza frequente in mare e mi ha inoltre fornito una spiegazione convincente: il capitano sostiene che le farfalle si imbarchino sulle navi quando queste sono ormeggiate in porto, la sua congettura deriva dall'aver constatato che in estate sono spesso presenti alcune cicale a bordo. Essendo le cavolaie parassiti di molte piante coltivate, ritengo plausibile supporre che i bruchi o le crisalidi si trovino sulle derrate alimentari (verdure a foglia) stivate a bordo ed in seguito metamorfizzino quando ormai le navi hanno preso il largo. Questa è una zona di intenso traffico navale che giustificherebbe la presenza di numerosi esemplari. Per controprova le cavolaie dovrebbero essere assenti nei tratti di mari non battuti: una serie di escursioni lontano dalle rotte principali per mezzo di un'imbarcazione priva di provviste vegetali servirebbe ad avvalorare tale ipotesi.

Vibrazioni

Le vibrazioni prodotte dal motore si trasmettono a tutta la nave. Le percepisco quando afferro la ringhiera, quando mi appoggio su una qualunque superficie, quando sono seduto, quando disteso sulla cuccetta, attraverso il pavimento quando sono in piedi. Le vedo, all'interno delle bottiglie della cucina, riverberarsi sotto forma di onde concentriche sulla superficie dei liquidi.

Mi domando se queste vibrazioni, trasmettendosi di continuo al corpo, possano causare danni all'integrità microstrutturale dell'encefalo. Il cervello ha una consistenza gelatinosa che presumo venga perturbata dalle vibrazioni. La sollecitazione meccanica a livello microscopico può provocare la rottura di un certo numero di assoni? È noto che i neuroni possiedono la capacità di riparare i propri assoni, tuttavia mi chiedo se la lesione protratta, indotta dalle vibrazioni, aumenti la probabilità di alterare le connessioni sinaptiche in maniera da provocare la perdita di memoria o di ridurre le prestazioni di qualche abilità. Alla fine di questo imbarco avrò dimenticato una qualche conoscenza o ricordo? I marinai soffrono di problemi di memoria? Alcuni storici esperimenti di neurobiologia sulla memorizzazione dell'apprendimento furono condotti su topi ai quali fu insegnato un esercizio per poi osservare se tale apprendimento si sarebbe perso o meno in seguito all'asportazione chirurgica di determinate aree cerebrali. Propongo quindi di insegnare lo stesso esercizio a due gruppi di topi, un gruppo di controllo e l'altro trattato riponendo la gabbietta su una pedana vibrante per un certo periodo, dopodiché eseguire i dovuti confronti.

La zona di pesca

Una flotta di pescherecci ordinatamente assembrati in una zona circoscritta. Mi impressiona questo dispiegamento di mezzi. L'uomo ha dichiarato guerra al tonno.

Gabbie da trasporto

Le spigole e le orate commercializzate provengono prevalentemente da allevamenti. Per i tonni invece non esistono allevamenti propriamente detti, giacché non si riesce a farli riprodurre in cattività. Tuttavia esistono fattorie di ingrasso. I tonni vengono catturati in natura, rinchiusi in gabbie di trasporto e rimorchiati fino alle fattorie, costituite da ampie recinzioni sommerse in cui i tonni vengono alimentati artificialmente per circa sei mesi, cosicché il loro peso aumenti (talora quadruplichi) e di conseguenza aumentino i guadagni. Attualmente nel Mediterraneo ci sono quattro di queste fattorie d'ingrasso, tutte situate a largo di Malta. Sebbene il tonno rosso (il più pregiato dei tonni) sia cosmopolita (ovvero si trova in tutti i mari del mondo) è anche filopatrico: nel periodo di fregola, ogni anno in tarda primavera, si raduna in banchi in due diverse aree geografiche circoscritte, a largo di Formentera e a largo di Stromboli. La formazione di questi banchi rappresenta l'occasione opportuna per pescarlo. Nella pesca al tonno rosso sono coinvolte varie tipologie di imbarcazioni: pescherecci adibiti alla cattura, pescherecci adibiti al rimorchio e navi ausiliarie. I tonni in fregola affiorano in superficie. Le vedette scrutano il mare in cerca di chiazze schiumose che indicano la presenza di un banco. Una volta individuato, l'intero banco viene cinto mediante rete da circuizione. I tonni così imprigionati cominciano a girare in tondo in cerca di una via d'uscita. Diversamente dalla pesca ad altri pelagici, la rete non viene issata, per ovvie ragioni il suo contenuto viene trasferito rimanendo in acqua: una gabbia di trasporto (40 m di diametro, 35 m di profondità) viene affiancata e congiunta alla rete da circuizione, tra le due viene aperto un passaggio che i tonni attraversano spontaneamente forse illudendosi di aver trovato una scappatoia. I tonni si dispongono in fila lungo tale strettoia cosicché essa offre un metodo per contarli. All'interno della gabbia il conteggio sarebbe inficiato dall'evenienza di contare gli stessi individui più volte. Un'istantanea potrebbe risolvere il problema se non fosse che la gabbia è troppo profonda per visualizzare l'intero contenuto in un'unica foto, senza considerare l'ulteriore problema della sovrapposizione fra individui. Pertanto, la videoripresa del passaggio tra la rete di circuizione e la gabbia di trasporto è l'unica modalità di conteggio accettata dall'ICCAT. I sommozzatori si immergono e realizzano il video. Successivamente il video, che deve soddisfare determinati requisiti antifrode (deve includere l'intera operazione, non deve presentare interruzioni, deve inquadrare la targa univoca della gabbia, deve riportare la data, il cronometro deve scorrere in sovrimpressione) viene esaminato e visionato (a rallentatore se necessario) indipendentemente sia dal capitano sia dall'osservatore ICCAT. Se entrambi concordano sull'ammontare dei tonni conteggiati, si procede col rimorchio della gabbia di trasporto verso la fattoria. Altrimenti, la discordanza del conteggio o la scarsa visibilità o la mancanza di un qualunque requisito, impone di avvertire il Ministero dell'Ambiente ed effettuare un nuovo trasferimento (quindi un nuovo video), detto "di controllo", in un'altra gabbia di trasporto, stavolta alla vigile presenza della Capitaneria di porto. L'attività di pesca prosegue fino al raggiungimento della quota prestabilita dall'ICCAT. Il pescato viene man mano distribuito in diverse gabbie di trasporto. Qualora si catturi un banco eccessivamente abbondante, si rende necessario un trasferimento denominato "split" che consiste nella suddivisione del carico fra gabbie attraverso il trasferimento parziale da una gabbia donatrice, che contiene tonni in esubero, ad una gabbia ricevente vuota o contenente un insufficiente numero di tonni, allo scopo di ripartire l'affollamento e ridurre di conseguenza la mortalità da stress. La campagna internazionale di pesca al tonno rosso impiega diverse decine di pescherecci della flotta italiana che svolgono la funzione di rimorchiatore. A seconda della potenza del motore, alcuni di essi trainano due gabbie contemporaneamente, altri fanno da spola tra la zona di pesca e la fattoria trainando una gabbia per volta.

Gabbia di trasporto tonni

Io sto prestando servizio a bordo di uno di questi rimorchiatori, anche qui è necessaria la presenza di un osservatore altrimenti i pescatori farebbero sparire parte dei tonni lungo il tragitto (per contrabbandarli, la vendita al dettaglio di un solo tonno rosso può fruttare migliaia di euro).
Come si può notare, la pesca al tonno rosso dà lavoro a molte persone, me compreso. Mi chiedo dunque quanto cambierebbe l'economia di questo settore se un giorno i biologi marini sviluppassero una tecnica per indurre la riproduzione dei tonni in cattività... i pescatori diventerebbero inutili, gli introiti non sarebbero più distribuiti rimanendo quasi esclusivamente agli allevatori, ciononostante non è detto che questi ultimi guadagnerebbero di più: malgrado il drastico abbattimento dei costi di produzione, la concorrenza tra allevatori abbasserebbe il prezzo, a beneficiarne sarebbero quindi i consumatori, tuttavia l'aumento della disoccupazione (dovuta a simili innovazioni introdotte in tutti i settori) riduce i consumi e genera sperequazione. Un circolo vizioso insomma. Non occorre essere luddisti per rendersene conto.

Un duro lavoro

Il lavoro del pescatore è durissimo, in questi giorni ne sto avendo più che mai prova. Come ho precedentemente spiegato, le norme dell'ICCAT obbligano di contare i tonni tramite videoregistrazione subacquea. Spesso però succede che il banco dei tonni venga avvistato e catturato nel pomeriggio inoltrato, quando ormai mancano le condizioni di luminosità necessarie alla realizzazione di un video abbastanza nitido da distinguere le sagome dei tonni in transito dallo sfondo. Bisogna quindi aspettare il mattino seguente ma... durante la notte, la rete, sebbene i due capi siano vincolati al peschereccio, si ripiegherebbe su sé stessa spinta dalle correnti, di conseguenza i tonni si accalcherebbero in uno spazio ristretto, scontrandosi e dimenandosi nella ressa fino a morire. Per scongiurare tale rischio, una serie di lance (barche) vengono calate in mare dalla nave madre e disposte intorno al margine della rete. Su ogni barca un uomo dell'equipaggio passa la notte allo scopo di mantenere tesa la rete tirando verso l'esterno per mezzo di una cima ad essa legata. Gli uomini dell'equipaggio non sono in numero sufficiente per darsi il cambio, quindi ogni uomo deve passare l'intera notte sveglio sulla barca, fradicio di rugiada fin dalle prime ore dopo il tramonto. Li ho fotografati al mattino, a compito quasi ultimato, reduci dalla faticosa nottata.

Rete 1-3 Rete 2-3 Rete 3-3

Notando il mio stupore riguardo alle fatiche da essi affrontate, i pescatori mi raccontano che la pesca a strascico che praticano abitualmente nel periodo invernale è parecchio più pesante: si dorme a intervalli di 40 minuti scanditi dai ritmi serrati della cala e si lavora subendo i rigori del mare che sferza onde gelide. Senza tregua, in spregio ai diritti sindacali. Gli chiedo perché non protestino per ottenere orari di lavoro umani, mi rispondono che verrebbero licenziati e sostituiti... una schiavitù esercitata non con fruste e catene ma attraverso il ricatto economico. Dove sono i sindacati? Perché non indicono uno sciopero? Dove sono i giornalisti? Perché non si occupano di questo problema? George Orwell, in qualità di giornalista, andò a vivere coi minatori inglesi per redigere un'inchiesta sulle loro condizioni lavorative (si veda La Strada di Wigan Pier). Questo genere letterario è passato di moda? Di quali temi si interessa e dibatte la gente sui social network? Apro facebook ed assisto alla propaganda femminista contro il "manspreading", ossia contro l'abitudine oppressiva degli uomini di sedersi scomposti sui mezzi pubblici invadendo lo spazio altrui.

Cariotipo anziché Spina

Ho studiato biologia spinto da passione genuina, senza progettare il mio futuro, senza pensare a cosa avrei fatto dopo. Gli studi per me non erano (e non sono) un mezzo bensì un fine. La felicità si ottiene quando una passione si trasforma in lavoro. Benché il mio sia un lavoro prevalentemente da burocrate, comprende la raccolta di dati scientifici (non a caso gli osservatori vengono selezionati tra i biologi marini). Strada facendo, alcuni tonni moriranno a causa dello stress da trasporto. Uno dei miei compiti è rilevarne le biometrie. Come precedentemente accennato, questi dati servono a porre in relazione la lunghezza del tonno con la sua età. Per misurare la lunghezza basta un metro, ma come si fa con l’età? Nella maggior parte dei pesci si usano gli otoliti (ossicini all'interno del cranio che presentano anelli di accrescimento similmente ai tronchi degli alberi). Per i tonni invece si usa la prima spina della prima pinna dorsale. Devo asportare, etichettare e consegnare tali spine ad uno specialista. Per contare l'età sia dagli otoliti sia dalle spine serve una lunga formazione e sono molto pochi quelli che sanno farlo. Una difficoltà simile riguardava l'identificazione delle specie di insetti prima dell'avvento della sistematica molecolare. La distinzione tra specie di termiti dello stesso genere era appannaggio dei pochi esperti che sapevano riconoscere la diversa curvatura delle mandibole sotto la lente di ingrandimento. Adesso invece l'identificazione a livello di specie è alla portata di molti più biologi: basta sequenziare dei geni di riferimento e confrontarli con le banche dati (si veda il progetto Barcoding of life).
Ho una proposta: giacché i telomeri si accorciano con l'avanzare dell'età, allora dovrebbe essere possibile determinare l'età attraverso il confronto tra cariotipo esaminato e cariotipi di riferimento.

Sospesi sopra l'abisso

Posizione 30.18'N, 15.01'E (~30 miglia a Nord di Stromboli). Solchiamo un tratto di mare profondo 3000 metri. Se per assurdo l'acqua scomparisse, cadremmo per tre chilometri. La torre degli Asinelli a Bologna è alta 100 metri, immagino di stare in cima ad una pila di 30 torri e guardare verso il basso. Attraverso questa comparazione cerco di capire quanti sono 3000 metri di profondità.

L'antropocentrismo della sostenibilità ambientale

La gestione razionale della pesca è una questione politica. I biologi marini possono indicare la via, ma spetta ai politici la decisione di intraprenderla. A seconda della tipologia di pesca e della specie bersaglio, sono stati applicati vari metodi per preservare la risorsa alieutica. Da un lato si limita il prelievo, dall'altro si cerca di far aumentare la rigenerazione degli stock. Le licenze di pesca servono a tenere sotto controllo il numero di pescatori. La misura minima delle maglie della rete serve ad evitare le catture sottotaglia. La limitazione della potenza del motore serve a rallentare la pesca. Fermi biologici (temporanea sospensione della pesca) e riserve marine (aree in cui la pesca è vietata) hanno il medesimo scopo di offrire alle popolazioni ittiche un'opportunità per riprodursi. Le barriere artificiali e i ripopolamenti attivi aiutano il ripristino degli stock. Ed infine c'è la controversa itticoltura, la quale sebbene allevia la pressione di pesca crea delle problematiche come l'eutrofizzazione.
Ripenso alla definizione di sostenibilità enunciata dalla Brundtland (citata in apertura). I piani di gestione razionale della pesca si fondano su tale definizione. Ma essa non mira alla salvaguardia della natura bensì alla conservazione della risorsa che noi estraiamo dalla natura. Tutela i nostri interessi. Non tiene conto del danno che la pesca arreca alle specie non commerciali. Ad esempio, la misura minima della maglia della rete è ponderata sulla specie bersaglio, essa permette ai giovani (che non hanno raggiunto l'età di prima riproduzione) di sfuggire alla cattura, ma altre specie raggiungono l'età di prima riproduzione ad una taglia maggiore! In un quadro ecologico, le nostre prede necessitano a loro volta di alimentarsi con altre prede, quindi la definizione di Brundtland potrebbe includere la tutela dell'intera catena trofica. Tuttavia poniamo il caso di una specie che non abbia alcuna rilevanza per l'uomo, né direttamente, né indirettamente, allora la definizione non impedisce di estinguerla.

Un modello di autentica integrazione

I pescherecci ospitano delle microscopiche comunità, isolate dal resto del mondo, nelle quali l'integrazione razziale ed il rispetto interreligioso si sono realizzati con sorprendente successo. Al contrario di quanto avviene nelle metropoli europee come Parigi, ove gli immigrati ed i loro figli (quest'ultimi cittadini a pieno titolo) vengono emarginati e segregati in quartieri ghetto. Ma cosa hanno di speciale i pescherecci? Come si spiega la buona riuscita dell'integrazione, altrove sempre auspicata ma mai concretizzata? Indico due fattori che presumo determinanti: la convivenza forzata(1) e la collaborazione per un comune interesse(2). (1) Gli spazi sono stretti ed in comune: due alloggi da quattro cuccette ed un'unica sala da pranzo. Si mangia tutti insieme due volte al giorno, compresi gli ufficiali (Capitano e Direttore di macchina) che non hanno a disposizione una sala da pranzo a parte come avviene nelle grandi navi, quindi anche il classismo è poco marcato sui pescherecci. Dunque le persone non possono evitare di convivere a stretto contatto, la reciproca conoscenza che ne deriva porta a superare i rispettivi pregiudizi. (2) Tutti sono interessati alla buona riuscita della pesca e tutti beneficiano del lavoro di squadra. Si instaura coesione di gruppo, si risveglia l'istinto atavico dei cacciatori delle tribù nomadi. Giacché il contributo che ognuno dà al gruppo prescinde dall'etnia e dalla religione, ognuno viene apprezzato per ciò che fa e le differenze culturali perdono d'importanza.
I pescherecci dovrebbero rappresentare un caso di studio per la sociologia ed andrebbero presi a modello di integrazione.

Uomini d'Acciaio

Un'angusta cella sigillata da pareti stagne, l'unica via d'uscita è una botola posta in cima ad una scaletta. L'interno è costantemente scosso da vibrazioni analoghe ad un sisma, rumore assordante, calore asfissiante, ristagno d'aria, esalazioni tossiche: il locale macchina potrebbe figurare come bolgia dell'inferno dantesco, è il luogo di lavoro dei due motoristi. In caso di mare mosso, alle condizioni appena descritte va aggiunto il rollio che comporta il pericolo di essere sbattuti contro i bulloni che sporgono come spuntoni, contro la testata rovente del motore o, ancora peggio, contro l'albero motore in rotazione inarrestabile. La permanenza in questo inferno non è una penitenza inflitta a dei peccatori, è la scelta di uomini che preferiscono un lavoro onesto alla delinquenza.
Finito il turno di lavoro, non si torna a casa dai propri cari, si rimane prigionieri nell'ambiente libero per eccellenza: la sconfinata distesa di mare ispira un senso di libertà frustrato dai ristretti confini della nave. Il peschereccio è un carcere vagante con vista mare. Una vita spesa nell'isolamento del mare, tornando talmente poco a terra che non ho visto i miei figli crescere. Non appena il lavoro concede un attimo di tregua, gli uomini si affacciano sul lato della terraferma, a malapena visibile all'orizzonte, nella speranza di connettersi al segnale telefonico effettuando ossessive quanto vane ricerche di rete. Dei familiari gli è negata persino la voce. Nemmeno il pensiero del pensionamento rappresenta un'aspettativa consolatoria: i pescatori sono consapevoli di condurre una vita logorante che li invecchia precocemente, malgrado lo Stato non riconosca il loro lavoro come usurante e non gli conceda dunque il pensionamento anticipato. Questi uomini mostrano un'età biologica superiore a quella anagrafica. Le statistiche sugli infortuni indicano che il lavoro del pescatore è il più pericoloso al mondo. Inoltre, l'incidenza di patologie tumorali è elevata fra i pescatori. Certe mansioni li espongono al contatto con sostanze nocive: armati di pennello e barattoli di vernice, ingaggiano una lotta perpetua contro la ruggine che corrode ogni superficie metallica. Per preservare la nave dall'ossidazione causata dal mare, inalano vapori tossici della vernice. Quanto vale un peschereccio? Quanto la vita di questi uomini?
L'acciaio della nave è resistente, quanto la tempra di questi uomini, ma il mare inesorabilmente li consuma entrambi.

L'irascibilità di Poseidone

Vorrei lavarmi e lavare i panni ma da ieri il mare è troppo agitato per riuscire a stare in piedi sotto la doccia. Non vedo l'ora che si quieti. Adesso capisco perché nella mitologia greca Poseidone era considerato un dio iracondo. Il secondo motorista mi chiede come mi sento con espressione sardonica, gli rispondo che mi dispiace deludere il suo proposito di sollazzarsi ma non accuso il mal di mare (per ora).

Eureka!

Tra le varie strumentazioni di bordo ne manca una che misuri l'ampiezza delle oscillazioni della nave prodotte dalle onde (rollio e beccheggio in senso trasversale e longitudinale rispettivamente), allora qualche giorno fa mi sono chiesto su quale principio possa basarsi un simile strumento... un pendolo? Una livella di quelle che usano i muratori? In questo momento sono disteso supino sulla prua all'aperto, è notte e guardo la volta celeste muoversi ritmicamente (invero è la nave a dondolare): Eureka! Basta scegliere arbitrariamente una stella, stendere il braccio perpendicolare ad essa ed usando un righello (che porto sempre con me per sottolineare quando leggo) misurare lo spostamento in centimetri della stella, attraverso cui ricavare una scala, ad esempio uno spostamento di 7 cm corrisponde ad un rollio di VII grado. Certo, non sarà un metodo molto pratico, ma oltre ad essere romantico credo sia anche abbastanza accurato. Sono andato a dirlo al direttore di macchina e lui, uomo pragmatico per il quale la conoscenza deve avere un'utilità, risponde e a che serve saperlo? Giusto, a che serve sapere l'ampiezza del rollio?

Il suono inascoltato

Mi piacerebbe ascoltare il suono del mare aperto. Il rumore del motore copre ogni altro. Ma anche se il motore fosse spento, ciò che udirei sarebbe l'infrangersi delle onde contro lo scafo, ossia un elemento estraneo. Come si fa a sentire il suono puro del mare? Anche da naufrago in un'area desolata, ciò che sentirei sarebbero i flutti sbattere contro il mio corpo.

Motoristi tuttofare

Se chiamate l'idraulico per un guasto all'impianto elettrico di casa, questo giustamente vi dirà di rivolgervi ad un elettricista. In mezzo al mare invece non puoi chiamare un tecnico diverso per ogni guasto. I motoristi devono saper fare tutto: sono meccanici, idraulici, elettricisti, frigoristi (la manutenzione della cella frigorifera è forse la cosa più importante perché custodisce il pescato ossia il frutto del loro lavoro).

Motorista

Tassonomia e Glottologia

Il gradualismo biologico pone difficoltà di distinzione tassonomica e di sviluppo. La stessa tipologia di problema credo si incontri nello stabilire quale grado di differenziazione permetta di distinguere idiomi simili. È chiaro che l'italiano e lo spagnolo, sebbene derivanti dallo stesso ceppo, sono abbastanza diversi da essere considerati lingue separate: i locutori delle rispettive lingue non si capiscono. Ma allora perché il siciliano è considerato un dialetto dell'italiano e non una lingua a sé stante? Forse si fa arbitrariamente riferimento ai confini territoriali? I confini, mutevoli nella storia dei popoli, sono un valido criterio di distinzione?
Il nostromo tunisino vorrebbe che io gli insegnassi l'italiano perché sentendomi parlare si è reso conto che quello che ha imparato finora non è l'italiano ma il siciliano.

Ontogenesi dei Crostacei

Oggi mi sono seduto sul bordo della gabbia di trasporto, in mezzo al mare. Ammiravo i cirri dei cirripedi aprirsi a ventaglio e retrarsi per catturare il plancton in sospensione. Ne ho preso uno e l'ho aperto. Ho quindi ravvisato una somiglianza tra la disposizione ed il numero dei cirri e le appendici ambulacrali dei decapodi, e mi sono chiesto se la somiglianza sia casuale o si tratti di omologia. Per determinarlo bisognerebbe comparare gli sviluppi embrionali. Sarebbe una ricerca stupenda! Chissà se qualcuno lo ha già fatto.

Cirripede

Apporti fluviali

Una canna a molte miglia di distanza da terra. Mi tornano in mente certe lezioni di ecologia marina: gli apporti terrigeni che galleggiano percorrono lunghe distanze prima di affondare e depositarsi sul fondo contribuendo all'ammontare della sostanza organica dell’ambiente bentonico. Il detrito del fondale può avere origini remote.

Canna

Scorbuto scampato

Una nave di supporto ci ha approvvigionati di frutta e verdura fresca di stagione, così ad Estate inoltrata assaporo la prima pesca dell'anno.

Metafora dell'evoluzione

I marinai hanno ricavato un'amaca da una rete dismessa. Prendendo le misure ad occhio, hanno ritagliato un pezzo troppo grande. Per rimediare all'errore hanno avvolto la parte in eccesso sui bordi. Così facendo hanno involontariamente reso più robusta la struttura. L'errore ha quindi conferito una maggiore resistenza all'amaca. È stato quindi un errore vantaggioso. L'evoluzione biologica funziona così: errori di replicazione del DNA da una generazione all'altra possono rivelarsi vantaggiosi.

Amaca

FSRU

Ho avvistato una FSRU (una nave rigassificatrice), è la prima volta che ne vedo una dal vivo. L'ho riconosciuta perché ne ho studiato la valutazione di impatto ambientale e devo dire che nutro alcune perplessità a riguardo, ad esempio non è stato affatto considerato l'inquinamento luminoso. Queste navi ormeggiano alle relative piattaforme per diversi giorni e per ragioni di sicurezza le operazioni richiedono una massiccia illuminazione notturna. Non producono emissioni tossiche (oltre quelle prodotte normalmente dal motore di qualunque altra nave), quindi le valutazioni si sono concentrate unicamente sul rumore prodotto dal processo di rigassificazione, dato che le onde sonore si propagano più intensamente nel mezzo acquatico e che l'eccessivo rumore è nocivo per i cetacei. Le valutazioni hanno però ignorato un altro aspetto: l'inquinamento luminoso che altera le migrazioni batimetriche dei gamberi e concentra le alici (come ben sanno i pescatori che usano le lampare). Mi riservo in futuro di scrivere un articolo in proposito.

FSRU

Ci provano

L'equipaggio vorrebbe imboscarsi alcuni tonni per portarli, dicono, a parenti e amici (probabilmente anche per venderli di contrabbando sebbene lo neghino). Il secondo motorista ne vuole quattro o cinque tutti per sé (si noti che un tonno pesa mediamente 200 kg, per cinque fa una tonnellata... quanti parenti e amici ha il secondo motorista?!). Non posso permetterglielo, il reato sarebbe duplice: trasbordo fuori quota e furto al proprietario della fattoria di destinazione. Gli chiedo di non costringermi a fare rapporto alla guardia costiera. Non comprendono perché io sia integerrimo. Mi dicono a te cosa cambia? Ti pagano lo stesso. Questa gente, non conoscendo né etica professionale né coscienza ambientale, è portata a credere che negandogli i tonni io voglia fargli un dispetto.

Generalizzazione corretta

I pescatori sono accomunati da molte caratteristiche. Ciò è dovuto al loro peculiare ambiente di lavoro: se non possiedi determinate caratteristiche o non le sviluppi precocemente, allora il lavoro risulta insopportabile. Ergo, quelli che rimangono a bordo sono tutti simili fra loro, dotati degli stessi pregi e difetti.

Burrasca

La burrasca imperversa da tre giorni. Mare forza 8 secondo le stime del capitano. Ogni operazione è sospesa in attesa che passi: le navi ausiliarie si sono rifugiate in porto. Noi invece siamo costretti ad affrontare la tempesta perché il rimorchio (gabbia e cima di traino) lungo 350 metri ci impedisce di entrare in porto. Il peschereccio è una nave di piccola stazza, quindi in completa balia delle onde. La poppa è sommersa da due dita d'acqua che entra ed esce ad ogni rollio. Sono scivolato procurandomi un'escoriazione, il capitano mi ha medicato. Per la prima volta provo nausea ed inappetenza. Vomito. Il nostromo ha tirato fuori i salvagenti preparandosi al peggio. Il mare di Malta è uno dei tratti più aperti del Mediterraneo, quindi le onde hanno spazio per accrescersi ed ingigantirsi, nei mari stretti la loro crescita è interrotta dalle terre emerse (ricordi di oceanografia fisica). Ai colpi del mare si aggiungono i colpi della gabbia che ci strattona attraverso la cima di traino. La gabbia tiene. La sua struttura flessibile è incredibilmente resistente. La sua forma cilindrica è stata concepita per offrire riparo ai tonni in profondità, lontano dalle onde in superficie. Il cartello recante la targa della gabbia è divelto dalle onde e disperso in mare. Sarà mia premura avvertire la nave ausiliaria affinché il prima possibile ne venga fissato uno nuovo che rechi lo stesso codice di quello precedente.

Superare Colombo

Sono al 72° giorno di mare. Il viaggio di Cristoforo Colombo è durato 71 giorni.

La stupefacente forza dei tonni

Il peschereccio è ormeggiato alla gabbia, siamo fermi a largo di Malta in attesa del trasferimento finale. I tonni vorticano incessantemente all'interno della gabbia. 1350 giganti dalla muscolatura poderosa. Mi sono accorto che il loro nuoto circolare provoca la rotazione della gabbia, ed il peschereccio agganciato alla gabbia ruota assieme ad essa.

Fine

E dopo 78 giorni i miei piedi toccano finalmente la terraferma.