Ipotesi sull'Origine Evolutiva dell'Invecchiamento

Riflettendo sulle ragioni della morte, all'incirca un paio di anni fa da data odierna (riportata sopra il titolo), ipotizzai che la morte per senescenza potrebbe rappresentare nel tempo ciò che la barriera geografica rappresenta nello spazio.

Una barriera geografica, un limite relativamente invalicabile, impedisce il rimescolamento del pool genetico fra due popolazioni separatesi da un'unica popolazione originaria, circostanza che induce alla Speciazione Allopatrica.

La morte programmata (non mi riferisco all'apoptosi quanto alla senescenza), impedisce di fatto la riproduzione sessuale tra individui distanti nel tempo ed appartenenti a generazioni diverse.

Cosa avverrebbe se individui di molte generazioni precedenti si riproducessero sessualmente con individui di molte generazioni successive (nei limiti dell'interfecondità si intende)?
Probabilmente ciò ostacolerebbe la diversificazione della Specie.
Certamente la pressione selettiva agirebbe comunque, tuttavia ritengo che la popolazione che pratichi la morte per senescenza, riesca ad accumulare la mutazione ad una tasso maggiore rispetto alla popolazione di ipotetici individui immortali (o meglio non soggetti ad invecchiamento) e ne risulti perciò maggiormente abile a rispondere all'adattamento.
Quindi, si potrebbe asserire che la periodica eliminazione dell'individuo, attraverso l'invecchiamento, aumenti la rapidità del processo evolutivo?
Trasportare artificialmente alcuni individui della popolazione indigena oltre la barriera che li separa dalla popolazione emigrata, equivale a reintrodurre ipoteticamente in quest'ultima alcuni individui vissuti diverse centinaia di generazioni precedenti?

Faccio riferimento prettamente agli organismi che si riproducono sessualmente in quanto, com'è noto, i batteri non sono soggetti a morte per invecchiamento: una volta giunta a maturazione, la cellula procariote perde la propria individualità scindendosi binariamente nelle cellule figlie.
L'individuo che si riproduce sessualmente, invece, permane nella popolazione anche in seguito alla riproduzione, e permarrebbe a tempo indeterminato se non fosse per la senescenza.
Ipoteticamente, individui non soggetti al processo di invecchiamento e alla relativa morte, continuerebbero liberamente a riprodursi con individui appartenenti a generazioni successive alla propria, retrocedendo l'accumulo delle mutazioni e la conseguente diversificazione della Specie.

In un tale contesto, la senescenza rappresenterebbe pertanto la soluzione all'inghippo creato dalla riproduzione sessuale.

Dalle considerazioni precedenti si può desumere che la riproduzione sessuale non contemplasse, sin dagli esordi della propria comparsa, il fenomeno della senescenza.
Presumibilmente, tra i primi eucarioti, protisti, a riproduzione sessuale, prevalse quella Specie che mutò in maniera da introdurre un'espressione fisiologica che conducesse alla morte programmata dell'individuo (invecchiamento).
L'invecchiamento, ovvero la ciclica rimozione degli individui dalla popolazione, permise alla specie mutata di rispondere meglio all'adattamento, più di quanto non fecero le altre specie i quali individui non invecchiavano.
Le Specie i quali individui erano incapaci di invecchiare si estinsero, perciò quattro dei sei Regni (Protisti, Piante, Funghi e Animali) discenderebbero dalla Specie favorita dall'invecchiamento... e ciò sarebbe il motivo per il quale ci toccherà inevitabilmente morire!